Aeronautica – Spenti i riflettori sul Convegno “Innovare per crescere” – A proposito di ricerca e innovazione…

REPORT di AEROPOLIS

“Chi vale vola…”. E’ l’incipit di un famoso motto di un celebre personaggio dei comics d’antan (*) e ben rappresenta il senso dell’evento “Innovare per crescere”.

L’evento organizzato da Leonardo che si è tenuto venerdì scorso nello stabilimento Leonardo di Pomigliano d’Arco in occasione dell’inaugurazione della scuola di formazione post universitaria “Aerotech Campus”, creata da Leonardo nel quadro dei “Leonardo Labs”, e all’avvio la settimana prossima del primo corso dell’Aerotech Academy progettato congiuntamente con l’università “Federico II”. Come noto, parliamo di un percorso di alta formazione su tematiche di frontiera dell’ingegneria volto a fornire competenze teoriche, capacità operative e concrete immediatamente spendibili in settori industriali a tecnologia avanzata (Ref. http://www.aerotechacademy.unina.it). “Portare la fabbrica nell’università e l’università nella fabbrica”: una grossa opportunità, al pari delle realtà del polo di S. Giovanni, per i giovani laureati delle aree meridionali (Rif. Video su dichiarazioni AD Profumo della playlist dei servizi di Aeropolis).

La cronaca dell’evento è stata estesamente riportata dal nostro sito e dagli innumerevoli operatori dell’informazione presenti, a cui rimandiamo per una descrizione della giornata. Ci interessa, in questa sede, evidenziare le principali novità emerse dagli interventi dei dirigenti dell’azienda Leonardo – Leonardo Aerostrutture e dei ministri intervenuti, essenzialmente riguardo gli aspetti di formazione, ricerca e innovazione tecnologica.

L’evento, aldilà dell’enfasi e dell’entusiasmo del momento, è stata l’occasione per ricavare uno sguardo d’insieme sulle iniziative messe in campo dall’azienda in ambito aerospaziale, e non solo, nonché in quelli delle nuove tecnologie, innovazione e rivoluzione digitale e delle linee strategiche che il governo in carica conta di seguire nel prossimo triennio 2020-2023.

Il Responsabile della Divisione Aerostrutture di Leonardo,
Giancarlo Schisano, nel suo intervento di benvenuto, ha tra l’altro sintetizzato le attuali principali iniziative volte all’adeguamento dei processi di produzione dello stabilimento di Pomigliano alle nuove tecnologie. In particolare, la fabbricazione delle ordinate di forza del B787, la reingegnerizzazione delle linee di produzione dell’ATR42, le attività di efficientamento dei processi produttivi con l’obbiettivo di un recupero del 6 – 8% rispetto ai valori attuali.

Roberto Cingolani, per anni direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova e oggi Chief technology officer di Leonardo, ripercorrendo, nel tempo, la crescita esponenziale dell’evoluzione umana e delle relative capacità, ha posto l’attenzione sull’impatto ambientale delle attività umane e sui cambiamenti tecnologici in atto, e le relative conseguenze nelle attività umane nel mondo odierno. Lo sguardo, essenzialmente, è caduto sulle prospettive legate all’applicazione della robotica, all’intelligenza artificiale, e all’utilizzo del mezzo aereo con nuove fonti energetiche e su come Leonardo conti di competere, in un simile contesto cosi complesso ed in rapida evoluzione; a partire dai “Leonardo Labs” e dalla collaborazione con l’università e la ricerca, anche insieme ad altre aziende leader nel settore dei materiali e polimeri.

Alessandro Profumo, un po’ sintetizzando le posizioni espresse dai due relatori, ha rafforzato il concetto dell’importanza strategica per il gruppo industriale, e più in generale del comparto industriale, dello sviluppo sostenibile e dell’innovazione per i propri prodotti (i. e. ATR) in tutte le fasi dei processi di produzione, dalla progettazione, alla produzione, al supporto in servizio (Rif. Video Aeropolis su dichiarazioni AD Profumo).

Questa strategia, secondo l’AD di Leonardo, va necessariamente inquadrata nel più ampio contesto europeo con il contributo di tutti i componenti dell’Unione. Ciò rappresenta un formidabile elemento per l’affermazione a livello mondiale delle capacità scientifiche e tecnologiche della Comunità Europea. La diversità delle culture nazionali è un indubbio valore; la capacità di gestire la complessità del sistema europeo l’elemento vincente.

Questa, in sintesi, la posizione del gruppo industriale, che in tal modo si propone come uno dei major players della trasformazione tecnologica. Resta da comprendere, passando alla concretezza dei programmi/prodotti (p.e. i Velivoli da trasporto), giusto per riferirci alla localizzazione campana) industriali quali saranno le ricadute dei progetti di R&D, aldilà di quanto affermato durante la manifestazione, su nuovi prodotti. Benissimo le migliorie dei processi di produzione e gli upgrades della famiglia ATR ma, aldilà di questi progetti, quale sarà il reale nuovo prodotto, su cosa e quando confluiranno tutte le nuove tecnologie attualmente in sviluppo? E dove e con quali risorse saranno sviluppati? Quali le ricadute sul territorio, in termini di posti di lavoro qualificati e servizi utilizzati? Già nelle settimane scorse avevamo posto il problema, guardando cosa sta avvenendo, a proposito di innovazione, in casa degli altri principali costruttori mondiali. Riponiamo anche in questa sede la domanda e attendiamo fiduciosi la risposta.

Il governo, dal proprio canto, si dichiara consapevole dell’attuale contesto sociale e tecnologico, cosi rapido nei mutamenti e complesso nel divenire, pronto a supportare il Sistema Italia nelle trasformazioni in atto e a restarne efficacemente posizionato sia a livello nazionale che in ambito europeo, cosi come riconosce la centralità della formazione umana e della ricerca nella qualità del prodotto e nella creazione di nuove opportunità di lavoro.

Una posizione comune a tutti i ministri intervenuti: sostenere economicamente in maniera significativa – rafforzando gli investimenti – la ricerca scientifica e le trasformazioni tecnologiche dei processi per il numero più ampio possibile di aree produttive, sia a livello nazionale che europeo, dove il governo sta combattendo non solo per evitare tagli di bilancio, ma anzi rafforzare gli stanziamenti per la ricerca, l’innovazione, le green technologies. Inoltre, al di là delle politiche nazionali, occorre che l’Unione Europea faccia propria l’attenzione all’impiego delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale, del loro utilizzo “etico” e della gestione dei “Big Data”, al fine di delineare linee guida e strategie comuni per tutti gli stati membri. L’utilizzo etico ovvero l’ “Umanesimo digitale” di sicuro rappresenta la “differenza” vincente con gli altri competitori mondiali.

Ma alla base di tutto, per tornare a casa nostra, resta la necessità di rafforzare il sistema formativo universitario e la sua integrazione con l’industria e la ricerca. Secondo il Ministro della Ricerca e Università occorre soprattutto avere una visione del futuro della società per definire, quindi, le necessarie strategie per realizzarla; non ci si può limitare a inseguire il cambiamento. La capacità formativa dell’Università italiana si posiziona a livelli d’eccellenza, confermata dalle ottime posizioni che i nostri giovani laureati acquisiscono all’estero. Ma qui si apre un capitolo dolente: aldilà della soddisfazione per l’apprezzamento fuori confine della preparazione che i nostri giovani dimostrano, l’alto tasso di emigrazione qualificata, soprattutto dal meridione, assieme alla scarsissima immigrazione di cervelli nel nostro paese, è, a nostro avviso, un indice estremamente significativo della sofferenza che vive il Sistema Italia in questa fase storica. Evidentemente il nostro tessuto sociale ed industriale non si dimostra pronto ad offrire ai giovani prospettive professionali solide. Il sistema produttivo è in larga parte vecchio per prodotto e tecnologia, con investimenti per innovazione a livelli minimi. L’offerta lavorativa, sia nella ricerca che nei settori produttivi, è polverizzata in una miriade di contratti dalle condizioni più varie e spesso deprimenti. Dai contratti a tempo indeterminato (pochi) a quelli a termine a quelli di apprendistato (molti e mal retribuiti) si è creato un sistema di precarizzazione del lavoro (e di vita) dalle condizioni economiche mortificanti che non offre prospettive di stabilità e crescita professionale certa. La valutazione della qualità della formazione e delle competenze professionali non sono i principali drivers nella selezione dei profili prima, e nella gestione e cura delle risorse umane dopo. Altri aspetti sembrano essere prioritari, e questo è un grosso disincentivo per la gran parte dei giovani laureati (ma non solo) a rimanere nella propria terra. Per non parlare del sistema clientelare, spesso inquinato, particolarmente diffuso nelle regioni meridionali, vero e proprio blocco del progresso della società meridionale.

Queste condizioni sembrano essere ben chiare al ministro Manfredi che, infatti, afferma la necessità di introdurre un forte carattere meritocratico nella selezione e impiego delle risorse qualificate (ma il discorso potrebbe essere esteso a tutte le categorie), di operare un significativa semplificazione dei processi amministrativi regolati da troppe leggi e regolamenti (ndr: spesso contradditori e conflittuali), di incrementare in maniera sostanziale gli investimenti nella formazione/ricerca il cui basso livello da tanti anni ha limitato fortemente la crescita della nostra società. E gli investimenti vanno fatti non dal solo “pubblico” ma anche dal “privato”, come asserito anche da Profumo nel corso dei suoi interventi, in maniera coerente e coordinata, aggiungeremmo noi. “Senza investimenti non c’è futuro”: una maggiore e miglior formazione, che necessariamente dovrà essere “continua”, non può che giovare al riposizionamento dell’Italia al livello che merita, migliorando nel complesso il proprio tessuto sociale ed economico. Solo cosi, tornando al motto iniziale, realmente “chi vale vola”.

In quest’ottica può quindi essere letto l’avvio del Campus, Industria e Università che integrano le proprie competenze per fornire alle nuove generazioni gli strumenti culturali adeguati ad affrontare le sfide che di prospettano nel futuro prossimo. L’esperimento è all’inizio, l’integrazione delle competenze curricolari con quelle più squisitamente industriali e tecnologiche è una necessità riconosciuta da diverso tempo (si pensi, ad esempio, i seminari di cultura aeronautica che si tengono da diversi anni alla Scuola Politecnica e delle Scienze di Base della Federico II). Certamente saranno necessari aggiustamenti successivi e integrazioni, per avere una migliore completezza di formazione; comunque rappresenta un elemento di innovazione nella formazione, che già sul medio periodo può portare i primi visibili frutti, sempre che le condizioni indicate dal Ministro Manfredi si concretizzino (“conditio sine qua non”, a nostro parere), altrimenti la fuga di cervelli si allargherà anche a questi profili super-formati, creando ulteriori condizioni di sofferenza a chi va e a chi resta.

Un’ultima considerazione, non secondaria. Questa nuova rivoluzione, non solo industriale ma soprattutto sociale e culturale, cambiando il modo di lavorare, di produrre e vivere, genererà un forte ridimensionamento del lavoro umano. Già attualmente l’utilizzo esteso dell’automazione e dell’informatica hanno creato, accanto alla necessaria – e salutare – riqualificazione professionale del lavoro, un forte ridimensionamento dell’impiego dell’uomo. L’avvento dell’intelligenza artificiale e la diffusione a tutti i livelli della robotica, mentre la popolazione mondiale continua a crescere a ritmi sostenuti, porteranno prevedibilmente ad una ancor più significativa riduzione dell’impiego delle persone fisiche, anche se mitigata dal sorgere di nuove professioni ad oggi ancora sconosciute. Uno sviluppo veramente sostenibile, allora, dovrà necessariamente tener in conto un ripensamento dell’impegno umano (“lavorare meno, lavorare tutti” di buona memoria) e un diverso welfare basato su una redistribuzione equa nella società della ricchezza prodotta, soprattutto dalle macchine, al fine di consentire a tutti un dignitoso livello di vita, pena il collasso della società civile.

E allora il cerchio si richiude sulla necessità della “visione” del nostro futuro o meglio, sul progetto di società che pensiamo di costruire nei prossimi anni; visione che, almeno per i fatti di casa nostra, manca da diversi decenni e che sia la società civile che la politica, di cui essa è espressione, sembrano non essere in grado di pensare. E, quindi, sulla cultura/formazione/ricerca scientifica, nuovamente e definitivamente.

(*)“Chi vale vola, chi vola vale, chi non vola è un vile!” si leggeva sulle magliette di Otto Grunf, il mitico meccanico tuttofare e trovarobe in forza al gruppo spionistico più scalcinato del mondo, quello che aveva la sede in un negozio di fiori situato in un vicolo di New York dove non batteva mai il sole. La leggendaria formazione era il Gruppo TNT raccontato da Magnus e Bunker nel fumetto Alan Ford, opera che ha segnato la storia dei comics italiani. Il motto originava da una citazione di Italo Balbo: “Chi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è vile”

Ref. sito http://www.aerotechacademy.unina.it

L’Aerotech Campus, presso il sito di Pomigliano d’Arco, si inserisce nella costituenda rete dei Leonardo Labs, ovvero i laboratori di innovazione tecnologica di Leonardo, e costituisce il centro di innovazione su materiali e processi produttivi per l’intero Gruppo.

Il campus favorirà l’innovazione e l’apertura a nuove soluzioni tecnologiche in linea con i trend di mercato, avvalendosi del supporto dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Con questo obiettivo, a partire da marzo 2020, presso l’Aerotech Campus avrà avvio il progetto di collaborazione fra Leonardo e l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” denominato “Aerotech Academy”.

La Aerotech Academy è un percorso di alta formazione su tematiche di frontiera dell’ingegneria progettato congiuntamente da Leonardo e dall’Università al fine di fornire competenze teoriche, capacità operative e concrete immediatamente spendibili in settori industriali a tecnologia avanzata.

E’ un percorso interdisciplinare in cui vengono coniugati e integrati temi avanzati di ricerca ed applicazioni di interesse dell’industria manifatturiera, il tutto organizzato con metodologie di insegnamento e di apprendimento innovative.

Le attività di formazione, in lingua inglese, saranno articolate su 9 mesi a tempo pieno, di cui 6 mesi di formazione in aula dedicata alla ricerca e alla formazione superiore nel settore aerospaziale e 3 mesi di project work attraverso l’analisi, l’applicazione e l’evoluzione di case study di reali esperienze lavorative.

Le attività di formazione dell’Academy, riconosciute dall’Università di Napoli, saranno erogate da professori universitari ed esperti Leonardo a studenti selezionati mediante apposito bando ed in possesso di titolo di studio almeno pari alla laurea triennale.

Il programma della Aerotech Academy 2020 è organizzato in tre capitoli, ciascuno declinato in più tematiche:

Aerostructure core technologies and beyond

  • Innovative production processes
  • Automated technology processes for aerostructures component assembly and integration
  • Innovative materials
  • Additive manufacturing and digital innovation
  • Ultralight composites aerostructures
  • Health Monitoring & Repair
  • Autoclave CFD & Advanced Cure Techniques Analysis
  • Advanced manufacturing technologies for metallic aerostructures

Industry 4.0 and digitalization for future factory

  • Industry innovation
  • Big data and analytics, machine learning, IoT applied to aerospace industry
  • Augmented vision & virtual reality
  • Advanced logistic systems, smart supply chain management

Challenges for next-generation aircraft vehicles

  • Hybrid and electric propulsions
  • Unmanned aircraft systems
  • Noise control