Aerospazio Campania – Technapoli, la Camera di Commercio di Napoli chiude il Parco Tecnologico. Licenziati i dipendenti

Napoli Palazzo della Borsa

La Campania perde un’altra eccellenza del comparto aerospaziale.

Il Parco Tecnologico di Napoli e Caserta, azienda controllata per la quasi totalità dalla Camera di Commercio di Napoli, è in liquidazione.

Nella lettera di licenziamento inviata ai dipendenti dall’amministratore unico di Technapoli, Roberto Magliulo, si afferma di “avere ricevuto sostanziale indicazione del socio di maggioranza di intraprendere tutte le azioni necessarie per cessare definitivamente le attività del Consorzio Technapoli”.

Il de profundis del consorzio era stato recitato lo scorso anno, quando la Camera del Commercio di Napoli aveva deciso di affidare ai privati quei servizi che erano forniti praticamente da una azienda di sua proprietà.

Quella decisione discutibile, i cui motivi non sono ancora stati chiariti, condannava all’inevitabile chiusura il Parco Tecnologico.

Technapoli era uno dei pochi enti che nessuna delle numerose inchieste della Magistratura sulle attività del board e del management della Camera, aveva mai lambito.  

Non sono dunque servite le iniziative sindacali e il taglio dell’orario per salvare l’azienda.

L’azienda chiuderà e i posti di lavoro saranno persi perché in questi mesi nessuno si è preoccupato di trovare una soluzione alla crisi e individuare percorsi alternativi per i dipendenti.

In un territorio come quello campano, anche se devastato da numerose crisi di piccole e medie aziende, la storia di Technapoli merita di essere resa pubblica perché da essa emergono anche responsabilità morali della classe dirigente regionale.

Il Consorzio Technapoli era nato nel 1992, riconosciuto nel 1994 dal MURST, oggi MiUR, e accreditato nel 2014 dall’Unione Europea quale Organismo di Ricerca. In questi anni il Consorzio ha partecipato ad attività internazionali sviluppando programmi per l’attrazione d’investimenti esteri in Campania, progetti di ricerca e attività a supporto dell’innovazione tecnologica e dell’internazionalizzazione delle imprese.

Il Parco Scientifico e Tecnologico di Napoli e Caserta nel corso degli anni ha acquisito ruoli significativi in comparti come Aerospazio, Biotecnologie, Energia, ICT e ha gestito lo sportello campano di APRE, l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, fornendo servizi a imprese e alla Camera di Commercio di Napoli.

Le competenze e le esperienze delle maestranze sono diventate eccellenze e la Camera di Commercio nel tempo ha acquisito oltre il 95% della proprietà del consorzio.

Poi dal 2014 la crisi, progetti e bandi regionali sempre più rari, sofferenza e ritardi dei finanziamenti per le attività anche già fatte, i procedimenti giudiziari e la crisi della governance camerale, l’inadeguatezza e scarsa competenza del management e l’uscita di scena di Luigi Iavarone, il padre padrone del consorzio, che abbandona l’incarico per ritornare agli affari della sua ditta di famiglia e per accettare la nomina della Regione Campania nel Comitato di Gestione del Porto di Napoli.

Il consorzio Technapoli scivola in un cono d’ombra, finché la situazione non assunse toni grotteschi durante le festività natalizie del 2017, quando i dipendenti, invitati alla Festa di Natale al Salone della Borsa offerto dalla Camera di Commercio ai poveri della città, chiedono pubblicamente di sapere se l’invito loro rivolto era da intendersi come indirizzato ai collaboratori della Camera o ai nuovi poveri della città, perché non ricevevano da mesi lo stipendio.

La situazione delle persone era alla disperazione e nessuno della dirigenza dell’ente camerale pareva esserne informato né tantomeno preoccupato.

Il sindacato, chiamato in causa dalle maestranze si occupò della vertenza e incontrò il commissario con i dirigenti della Camera di Commercio e le istituzioni regionali.

Arrivarono le promesse della dirigenza di risolvere la vicenda e si sbloccarono anche gli stipendi.

Era a tutti palese che chiudere Technapoli significava perdere una risorsa importante per lo sviluppo del territorio e una struttura necessaria per il funzionamento stesso dell’ente camerale di Napoli, lasciarla fallire per insipienza, con la conseguente perdita di altri posti di lavoro qualificati, sarebbe stato un danno sociale ed economico per la comunità campana.

Una decisione troppo onerosa per un Commissario di nomina politica e rischiosa per una dirigenza dell’ente che non si sentiva sufficientemente garantita.

In realtà la dirigenza della Camera aveva solo rimandato la liquidazione di Technapoli e voluto che la decisione di chiudere la storia fosse responsabilità del nuovo Presidente, quel Ciro Fiola che da pochi mesi ha assunto l’incarico sostituendo il commissario.

I dirigenti della Camera Commercio di Napoli saranno “pigri e timorosi”, come dichiarò l’allora Commissario, tuttavia, come spesso succede, l’inadeguatezza della dirigenza pubblica ricade su altri.

Nella vicenda del Parco tecnologico nulla è stato fatto per ritornare da una decisione sbagliata e risolvere la questione,  oggi  le conseguenze di questa sciatteria le pagano con il posto di lavoro i ragazzi di Technapoli.  

La vicenda del Parco Tecnologico di Napoli e Caserta

3 marzo 2018   CAPOLINEA PER IL PARCO TECNOLOGICO DI NAPOLI E CASERTA

9 marzo 2018   LE COLPE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI NAPOLI
21 marzo 2018 LA VERTENZA SINDACALE
22 aprile 2018  LE INCHIESTE DELLA MAGISTRATURA