Alessandro Profumo in Parlamento. Le prospettive di Leonardo, la strategia di Fincantieri e la vicenda Vitrociset

Alessandro Profumo audizione Parlamento

Nella squadra di Giuseppe Bono entrano Pierfrancesco Guarguaglini, Giovanni Bertolone e Alessandro Franzoni.

VIDEO DELL’INTERVENTO DI PROFUMO IN PARLAMENTOAlessandro Profumo audizione Parlamento

E’ scontato che una partita rilevante per il futuro del comparto dell’Aerospazio e Difesa e per il gruppo Leonardo si gioca nei prossimi mesi tra Fincantieri e Naval Group per il polo italo-francese delle costruzioni navali per la difesa. Un accordo di cooperazione industriale di 9 miliardi di fatturato, in un mercato, quello militare, ricchissimo, stimato oltre 700 miliardi di dollari fino al 2025, di cui almeno 100 riferiti all’Europa.
Un progetto dal quale il gruppo Leonardo è ancora escluso.
Il tema è stato affrontato da Alessandro Profumo nel corso dell’audizione alle commissioni Difesa di Senato e Camera e alla commissione Attività produttive di Montecitorio convocate mercoledì 5 settembre per esaminare l’atto costitutivo del Fondo europo per la difesa. Nel suo intervento l’ad di Leonardo ha escluso “frizioni” con l’azienda guidata da Giuseppe Bono, ma ha ribadito l’intenzione di non restare fuori dall’accordo (lato militare) con la francese Naval Group.
E’ evidente che Fincantieri preferisca ‘ballare da solo’, e non solo sul dossier con i francesi.
I «cugini d’oltralpe» hanno tutto l’interesse a tenere fuori Leonardo e affidare a Thales, che è anche azionista forte di Naval (35%), la fornitura dei sistemi di difesa sui mezzi realizzati da nuovo gruppo italo-francese.
Bono appare fortemente concentrato a estendere le attività del gruppo oltre i margini tradizionali di presenza. Lo scorso anno aveva acquisito l’Issel Nord di La Spezia, un’impresa di nicchia da 25 anni impegnata nelle forniture di servizi tecnologici soprattutto nel settore dell’aerospazio. L’operazione «consentirà di rafforzare i rapporti commerciali nel settore della Difesa anche al di fuori del perimetro tradizionale di Fincantieri, con particolare riferimento all’aerospazio, ai sistemi di combattimento, di comando e controllo», si leggeva nel comunicato stampa dell’epoca.
Ad agosto dopo le anticipazioni di stampa, il manager di Fincantieri ha reso noto di avere acquisito la maggioranza di Vitrociset insieme a Mermec, un gruppo pugliese, e che 1,5% resta ancora in mano di Leonardo. A questo proposito Profumo in Parlamento ha dichiarato che sebbene ci sia la possibilità di far valere il diritto di prelazione, manifestando interesse e dunque comprando delle quote: “dobbiamo correttamente valutare cosa ha senso fare sulla base dei prezzi che ci sono stati notificati lo scorso 9 agosto”, ”con il governo al 30% nel nostro capitale, dobbiamo valutare anche l’interesse dell’azionista”.
Dagospia sostiene che Bono segue con particolare interesse anche il dossier Piaggio Aerospace mentre arruola gli ex manager di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, Giovanni Bertolone e Alessandro Franzoni. Da un paio di mesi Fincantieri sarebbe anche in contatto con gli Emirati Arabi Uniti e il fondo Mubadala per mettere in atto una strategia e rilanciare il progetto Hammerhead di Piaggio aerospace.
Dal recente incontro tra il ministro dell’Economia, Giovanni Tria e il suo omologo francese, Bruno Le Maire la questione del ruolo di Leonardo nell’accordo tra  Fincantieri e Ng non pare sia emersa dai colloqui. Forse bisognerà aspettare le audizioni in Parlamento dei big dei gruppi industriali italiani per capire se e come il Governo italiano intende lavorare per dare spazio al gruppo di Profumo nel progetto italo francese.
In Parlamento Profumo ha sostenuto: “Nell’ambito di ragionamenti su aggregazione internazionale Leonardo pensa alla parte architetturale nell’ambito di Orizzonti Sistemi Navali”.
La proposta del riconoscimento del ruolo di Leonardo nell’accordo con Naval, secondo Profumo, passerebbe quindi attraverso la joint venture Orizzonte Sistemi Navali (divisa tra il 51% di Fincantieri e il 49% di Leonardo); proposta che finora, però non sembra essere stata presa in considerazione né da Giuseppe Bono né da Hervè Guilloum presidente e direttore generale di Naval Group.
La querelle continuerà ancora nei prossimi mesi, è una questione che pone alla politica l’assunzione di responsabilità chiare perché un’alleanza che escludesse il gruppo di via Monte Grappa dal polo italo-francese porterebbe a un ridimensionamento della presenza dell’holding italiana nel mercato dell’elettronica per la Difesa e creerebbe sovrapposizione tra Fincantieri e Leonardo con danni imprevedibili per il futuro dell’industria italiana del settore.