Report. Il programma F-35

F-35 Lockheed Martin
F-35 Lockheed Martin

Tecnologia

L’F-35B è un velivolo multiruolo, cioè per addestramento, missioni di ricognizione e bombardamenti. La sua particolarità, che lo contraddistingue dagli altri caccia è la possibilità di compiere un decollo corto e un atterraggio verticale, definendolo STOVL, tutto nel completo anonimato, in quanto è anche dotato di tecnologia stealth. Tale tecnologia, non è perfetta in quanto a brevi distanze qualsiasi velivolo anche dotato della migliore di queste tecnologie viene comunque percepito dai radar convenzionali. È dotato di un motore Pratt & Whitney F135-PW-100 con una spinta di 191 kN con postbruciatore, il Mach massimo raggiunto è di 1.6.

Alti e bassi

Le ormai note controversie e perplessità riguardanti il programma degli F-35 continuano imperiture a diffondersi. Il Presidente del consiglio Giuseppe Conte insieme al Movimento 5 stelle il 6 ottobre 2019, ha deciso di rinegoziare l’accordo preso dell’acquisto di 90 velivoli già rinegoziato dal governo Monti. Ciascun velivolo infatti, costerebbe dai 90 ai 121 milioni di euro, per un complessivo di 9 miliardi di euro, tali però sono stime poco precise, in quanto non sono mai state rese pubbliche le cifre dettagliate a riguardo. Ma perché esistono queste controversie?

La storia di questi aerei è essa stessa controversa, il Pentagono statunitense presentò questo velivolo come il futuro della difesa a basso costo, infatti fu presentato proprio come un velivolo ad un costo molto ribassato rispetto al suo rivale: Eurofighter Typhoon. Nel 1998 Andreatta, l’allora ministro della difesa del governo Prodi, all’assemblea dell’AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), affermò che l’acquisto del velivolo sarebbe stato molto conveniente, sia per la tecnologia STOVL che per quella Stealth, visto inoltre che il costo di vendita era stato dichiarato di circa 55 milioni di euro (a regime) ad esemplare contro i 79 milioni di euro dell’Eurofighter. Il governo Prodi nel 2007 firmò il MoU (Memorandum of Understanding) relativo l’impegno finanziario di circa 131 F-35. Tuttavia i costi lievitarono, non poco, infatti la stessa casa produttrice:” Lockheed Martin”, annunciò che quei velivoli per la tecnologia che presentavano non potevano costare meno di 78 milioni di dollari l’uno. Uno studio della Corte dei Conti canadese nel 2008, valutò che ciascun esemplare avrebbe avuto un rincaro del 66% e nel 2011 la difesa Italiana dichiarò che il costo di ciascun velivolo era di circa 121 milioni di euro. Tutto ciò considerando solo il costo dei singoli velivoli, quindi tralasciando il costo degli stabilimenti e di manutenzione. Nonostante ciò il progetto andò avanti e ad oggi l’Italia possiede circa una dozzina di F-35. L’Alenia Aermacchi con sede a Nola e a Torino partecipò, insieme ad alcune aziende Finmeccanica, alla produzione dell’ala dell’aereo oltre che alla produzione di alcune sue componenti. Nel 2008 furono previsti dei ritorni di 800 milioni di dollari proprio grazie alla cooperazione Alenia-Lockheed e fu previsto dalla stessa casa produttrice un ampliamento di circa 10mila posti di lavoro. Nel 2019 all’aeroporto di Cameri (Novara), lo stabilimento per l’assemblaggio e manutenzione degli F-35 è invece costato circa 800 milioni di euro, inoltre la stima riportata sui nuovi impieghi è risultata sovradimensionata, considerando anche che la maggior parte di questi sono stati smistati per supplire ai licenziamenti dovuti alla cessazione di produzione negli stabilimenti Eurofighter. Nel 2012 il governo Canadese decise di rinunciare all’acquisto di 65 degli F-35 ordinati, stimando che il costo complessivo in aggiunta ai costi di gestione fosse di circa 45 miliardi di dollari. Si è arrivati a stimare il programma F-35 come il più costoso mai realizzato in ambito militare, come cita il “Wall street journal”. Gianluca Ferrara, senatore della Repubblica Italiana, ha dichiarato: «Il M5s ha sempre criticato questo programma militare. Un progetto insostenibile che molti Paesi, USA compresi, hanno già tagliato.

Una rinegoziazione è doverosa anche da parte dell’Italia. Confidiamo che il nostro premier farà la scelta giusta».

D. d.L