Sanremo. Il Festival della canzone e le giovani ingegnere aerospaziali italiane…

di Vittoria Di Palma

Domani inizia, finalmente, dopo giorni asfissiati dalla sua pubblicità, la settantesima edizione di Sanremo 2020. Vi starete sicuramente chiedendo il nesso logico tra San Remo e il mondo dell’aerospazio: anche ai meno attenti non è sfuggita la polemica legata al sessismo sfoggiato durante una conferenza stampa del conduttore ed è proprio la donna il legame che ha consentito questa “bellissima” analogia!

Da anni oggetto di pregiudizio dagli stolti, secondo cui “Ingegneria è da uomini”, teniamoci pronti ai nuovi studi che sono stati portati avanti e che fanno presente che anche al Politecnico di Torino si è superata l’iscrizione di oltre mille unità di matricole al femminile. Si registra inoltre una crescita annua del 2% come riportato da una rassegna stampa di Dicembre redatta dall’Agenzia Spaziale Italiana.

La cosa davvero triste è che quella che dovrebbe essere la normalità è ancora una volta portata alla luce come fatto eclatante. Cambiare le coscienze di una intera popolazione mondiale è davvero difficile e soprattutto considerando che in alcuni paesi la donna ricopre ancora un ruolo al margine della società capiamo come sia davvero un processo che richieda tempo, energie ed impegno. Come è possibile però che sia ancora necessario ricordare costantemente quale numero di donne si sono iscritte in una facoltà e ancora quale numero di donne lavorano rispetto all’anno precedente e quante possono invece accedere ad un concorso. La parità dei sessi ed il femminismo stanno prendendo una connotazione del tutto deleteria se si considera che tutto quello che si elogia dovrebbe essere una cosa da constatare ma solo per statistica non per “traguardo raggiunto”, “vittoria ottenuta”, “rivalsa”: si sta semplicemente facendo in modo che tutto sia equo come dovrebbe sempre essere stato. Eppure anche i giornali pensano a sottolineare che nel team di astronauti che nel 2024 torneranno sulla luna con la missione della NASA “Artemis”, avranno un ruolo preponderante delle donne come se fosse un avvenimento degno di nota, perché sono donne!

Il punto è questo: siamo donne e se ricopriamo un ruolo nella società, è perché abbiamo delle capacità da esseri umani, non perché siamo donne, il che sembra un controsenso, ma rifletteteci attentamente.

Quelle donne fanno parte della missione Artemis perché hanno delle capacità tali da renderle indispensabili e atte a ricoprire quel ruolo, così come gli uomini che ne fanno parte.

Lo studio effettuato sulle iscrizioni all’università di Torino è fuorviante: se nella città di Torino ci sono state X iscrizioni, a N donne piace ingegneria, N donne si iscrivono ad ingegneria nell’anno 2020 non è detto che segni una presa di coscienza da parte delle persone che non credono nella parità dei sessi. Potrebbe capitare per contingenze e fattori esterni che tra qualche anno il numero di matricole al femminile sia minore, ma magari perché meno donne hanno propensione per tale facoltà non per una controtendenza. Nel caso inverso, un aumento del numero di donne in facoltà non segna una diminuzione del “moto di coscienza”!

In sintesi siamo tutti esseri umani, le differenze fisiche e fisiologiche saranno sempre tali, quello che deve cambiare è l’approccio: si può festeggiare la parità di salario per gli ingegneri donna rispetto a quelli uomo, ma festeggiare un aumento di iscrizioni delle donne ad una certa facoltà non è altro che un ennesima offesa sessista!

Mutare le coscienze dei più sarà complicato, soprattutto avendo a che fare con questi stereotipi del tipo “sono per la parità dei sessi, ma…”. Il “ma” introduce una frase avversativa e per forza di cose (e di italiano soprattutto) deve necessariamente contrapporsi all’affermazione/negazione precedente!

Sono una donna e studio nella facoltà di ingegneria aerospaziale. Mi sento a mio agio, non conto le mie colleghe ne’ i miei colleghi. Mi circondo di persone che credono in me, non perché sono una donna, ma per le mie capacità, come dovrebbe essere per tutti!

Per chi avesse ancora dubbi, mi piace ricordare Stefania Cantoni, ingegnere aerospaziale, ha 48 anni ed e’ diventata una manager, affermata, del CIRA, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali a Capua. E’ l’esempio di una donna che ce l’ha fatta a raggiungere mete importanti senza emigrare al Nord Italia o all’estero. Oggi e’ ‘Deputy Manager della Divisione Spazio del Cira’ ed un’ eccellenza a livello internazionale, conosciuta in tutto il mondo per aver brevettato insieme al suo team elementi che faranno parte delle prossime missioni spaziali 2020 e 2022 ma, nel contempo, fortemente attaccata alle sue origini e alla sua terra.