Aerospazio, una politica industriale nazionale per valorizzare l’interdipendenza produttiva tra il Sud e il Nord del Paese

Convegno promosso da SRM-Banco di Napoli il 20 novembre 2015,  nella Sala delle Assemblee dell’istituto di Via Toledo presentati i risultati di una ricerca sull’interdipendenza economica tra il Mezzogiorno e il resto d’Italia.

Aerospazio, una politica industriale nazionale per valorizzare l’interdipendenza produttiva tra il Sud e il Nord del Paese

Durante la mattinata sono intervenuti tra gli altri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, il presidente del CNR Gino Nicolais, gli assessori campani e piemontese Amedeo Lepore e Sergio Chiamparino e il Presidente di Intesa San Paolo Gian Maria Gros Pietro.

 Lo studio ha rilevato i rapporti e le relazioni tra comparti industriali tra Campania e Piemonte in quelli che sono stati definiti i settori 4A, Automotive, Aeronautico, Agroalimentare, Abbigliamento.

“Nel Mezzogiorno, nonostante la crisi e i tanti problemi economici e sociali, è stato detto, c’è un’industria manifatturiera che vale il 13% del totale nazionale, dato che sale al 18% se guardiamo alle filiere produttive 4A. Si tratta di filiere lunghe dove elevata è l’interdipendenza con il Centro Nord e dove si sviluppa una trama invisibile e complessa di relazioni tra imprese. Le regioni Piemonte e Campania come esempi ma queste relazioni esistono anche in altri territori. Occorre favorire questi legami aiutando così le imprese a rafforzarsi e consolidando contemporaneamente l’ossatura stessa del sistema industriale italiano “. La forza di queste filiere e meta-distretti “interconnessi” risiede, in primo luogo, nella spiccata tendenza all’internazionalizzazione, infatti, il peso dell’”export sul settore manifatturiero in Campania e nel Piemonte di queste filiere è molto rilevante: complessivamente le 4A esprimono un export che in valore è quasi doppio rispetto alla media italiana per la Campania (pari a circa 4,9 miliardi circa il 52% dell’export manifatturiero regionale – contro il 28,4% dell’Italia) ed è comunque molto alto per il Piemonte (circa 17 miliardi pari al 40,5% del totale export manifatturiero regionale).
E’ utile ricordare che i dati di riferimento dello studio discusso dai relatori si fermano al 2013, ragion per cui, nessuno di essi è intervenuto sugli ultimi dai dell’export dell’Osservatorio sui Distretti sebbene anche questo istituto sia promosso dal Banco San Paolo.  Di notevole interesse sarebbero state le valutazioni degli esperti sulle tendenze degli ultimi trimestri che registrano per il distretto dell’aerospazio campano una tendenza notevolmente preoccupante analizzata anche dall’ufficio studi della stessa Banca d’Italia.
“Promuovendo questo convegno insieme al Banco di Napoli, ha detto Paolo Scudieri, SRM continua in un processseminarioleporeo di approfondimento delle caratteristiche del tessuto produttivo del Mezzogiorno. Contrariamente a quanto a volte si dice, il Mezzogiorno non è un deserto industriale. E’ al contrario una componente vitale dell’’intero sistema manifatturiero nazionale. Qui sono imprese che non hanno mai smesso di innovare e produrre anche nella fase più buia della crisi. Ora che si avvia finalmente una fase di ripresa occorre rilanciare gli investimenti anche privati e farlo in una logica di sinergia all’’interno delle filiere produttive”.
Il contenuto dei 15 Patti per il Sud del Masterplain per il Mezzogiorno presentato dal Governo nelle scorse settimane è stato il tema centrale dell’intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Il sottosegretario ha rilevato il recupero della capacità di spesa dei fondi strutturali passati dal 15% del 2011 all’auspicato 80% di quest’anno. Riproponendo la filosofia del governo per cui gli investimenti nel Mezzogiorno sono indispensabili per la ripresa al Paese, come la ripresa delle regioni del Nord sono necessaseminariochiamparinorie per la ripresa economica delle regioni del Sud.
Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino nel suo intervento ha proposto l’idea espressa alcuni giorni prima a Torino ad Aerospace e Defence Meeting, ritornare a una centralità della politica industriale, in particolare nel comparto aerospaziale, mettere insieme tutte le risorse di sostegno disponibili per andare oltre le logiche regionali, evitando cosi di disperdere risorse, definire dal basso le priorità partendo dalle aziende e dai territori, ma affidare al governo la governance com’è stato fatto per lo Spazio.
Un protocollo d’intesa per l’aerospazio tra le regioni Campania, Piemonte e Puglia, è la proposta di Amedeo Lepore, che a differenza di quello sottoscritto nel 2008, consenta una politica regionale a “geometrie variabili” dove collaborazione e concorrenza sono entro un perimetro d’interesse strategico per il comparto aerospaziale nazionale. L’assessore ha confermato l’ investimento a Pomigliano d’Arco di Avio Aereo di 90 milioni sul propulsore GE9X annunciato da Riccardo Procacci lo scorso maggio.
La necessità di un ritorno a una visione nazionale in un comparto strategico come quello dell’Aerospazio Difesa e Sicurezza è stata ripresa anche da Gian Maria Gros Pietro che in passato dall’osservatorio dell’IRI è stato uno dei protagonisti della ricostruzione e dello sviluppo dell’industria aerospaziale italiana.
Di notevole interesse gli interventi di Gino Nicolais presidente CNR e di Francesco Guido, Direttore Generale del Banco di Napoli, sui temi del paradigma ricerca, innovazione e sviluppo e sulla capacità della classe imprenditoriale campana di cogliere le opportunità d’investimento di un sistema economico complesso ma ricco di nuove opportunità.
Il direttore generale del Banco di Napoli, Francesco Guido ha rilevato “l’eccessiva frammentazione, limitata patrimonializzazione, e la piccolissima dimensione delle nostre imprese non consentono adeguati investimenti in ricerca e sviluppo e rendono problematica la loro capacità di confronto sui mercati internazionali”. In questo contesto l’istituto, ha detto Guido, sta sviluppando un crescente rapporto con quelle PMI di filiera lunga, più aperte all’innovazione e internazionalizzazione, più abituate a lavorare con standard comuni alle altre imprese, spesso quelli dell’’azienda capofila, più attente alle dinamiche di mercato e alla qualità del management. Sono ormai queste le aziende che hanno migliori credenziali bancarie e sulle quali la Banca è pronta a essere partner strategico e non solo fornitore di credito.