ASI, la rincorsa alla presidenza dell’Agenzia Spaziale Italiana

Sede ASI

Una quarantina i candidati per l’incarico. Entro marzo la commissione selezionerà la cinquina finale.

L’avvicendamento della governance dell’ASI è da oltre dieci anni che innesca tensioni e polemiche tra il mondo politico, scientifico e quello delle imprese del settore.

Ricostruire quello che è successo in passato quando c’erano crisi al vertice ASI è impresa complicata anche perché le prime vicende di questo tipo dell’agenzia spesso s’intrecciano con quelle di altri enti come il CIRA.

Le prime controversie risalgono al 2006, quando Sergio Vetrella, dopo la nomina alla presidenza del CIRA, non si decideva a dimettersi dalla presidenza dell’ASI e fu costretto alla rinunzia con una lettera in bianco presentata all’allora ministro Fabio Mussi.  Arrivò la nomina del professor Giovanni Bignami, noto e apprezzato astrofisico, ma a metà mandato, l’allora ministra, Mariastella Gelmini rimosse Bignami dalla presidenza perché Finmeccanica voleva a quel posto il suo direttore delle attività spaziali Enrico Saggese.

Quella stagione dell’ASI si chiuse nel 2014 con le vicende giudiziarie del presidente Saggese e con la nomina di Roberto Battiston, confermato a fine 2018 dall’ex ministra Valeria Fedeli, anch’egli rimosso dall’incarico dopo pochi giorni, lo scorso dicembre, dall’attuale ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

La vicenda di Battiston ha destato non poca inquietudine nel mondo scientifico perché il presidente, secondo il parere di molti, nei primi quattro anni, ha lavorato bene e, cosa rara per un professore, si è dimostrato anche ottimo manager.  E’ un personaggio accreditato nel mondo scientifico, docente di Fisica sperimentale presso l’Università di Trento, autore e collaboratore di numerose ricerche scientifiche, comprese quelle per lo studio dei raggi cosmici. Insomma Battiston è per molti e una figura adeguata a ricoprire quell’incarico anche se per altri avrebbe solidi legami nel centrosinistra per cui meglio sarebbe sostituirlo.

Il professore non si aspettava un simile trattamento e ha fatto ricorso contro quel provvedimento del ministro leghista del MIUR.

La vicenda dello spoil system del presidente dell’ASI ha assunto rilievo politico dopo le dimissioni dell’ex generale Pasquale Preziosa e del comitato che doveva indicare un nuovo presidente. I saggi ritenendo che delle modifiche richieste dal MIUR al bando per concorrere alla presidenza dell’Agenzia avrebbero allargato le maglie dei criteri di selezione anche a candidati con requisiti “meno significativi”, si dimettevano per “evitare di dover decidere su nomi che avrebbero creato loro disagio”.

Più chiari non potevano essere.

La gestione del dossier ASI è passata quindi direttamente al governo, o meglio al suo plenipotenziario per le politiche dello spazio, Giancarlo Giorgetti, che ha nominato immediatamente un altro comitato di saggi per la gestione delle candidature.

I termini sono scaduti lo scorso 28 gennaio ed è noto che sarebbero poco meno di una quarantina le persone che si sono proposte per ricoprire l’incarico di presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Tra queste ci sarebbero personaggi di assoluto prestigio come il professore della Sapienza, Marcello Onofri, Marco Tavani dell’InafGiorgio Saccoccia, lo stesso Roberto Battiston e Franco Ongaro di Estec. Ci sarebbero anche figure interne all’ASI, come l’attuale commissario Piero Benvenuti, Mario Cosmo, Enrico Russo, Barbara Negri, Gabriella Arrigo e anche Luigi Carrino che fu destituito dall’incarico di presidente del Cira dallo stesso Battiston. Due le donne che concorrerebbero per l’incarico, la professoressa Maria Antonietta Marsella e Patrizia Caraveo, astrofisica e vedova di Giovanni Bignami.

La commissione di esperti dovrà valutare tutti i candidati e indicare al ministro Bussetti, entro il prossimo marzo, la cinquina di nomi da cui uscirà il nuovo presidente dell’Agenzia spaziale italiana.

Bene sarebbe che la scelta fosse di un nome di discutibile valore perché evitare polemiche e tensioni che bene non farebbero all’Agenzia Spaziale, alla sua immagine internazionale e alle sue capacità operative.

Nella comunità scientifica le preoccupazioni non mancano perché come ha dimostrato il ministro del MIUR  il partito della Lega conserva un particolare ‘interesse’ per la gestione delle risorse pubbliche e le politiche dell’aerospazio.

Il ministro Bussetti ha più volte parlato di riequilibrio della rappresentanza della ‘politica’ nella gestione dell’Agenzia Spaziale e il sottosegretario Giorgetti che presiede anche il Comitato interministeriale per le politiche dell’Aerospazio, ha nominato suo consigliere per il settore quel Stefano Gualandris, dirigente politico della Lega nel varesotto e imprenditore attivo nel settore dell’aerospazio che crea non poca diffidenza tra gli altri imprenditori, almeno quelli che non sono nella provincia di Varese.

L’interesse sbilanciato della Lega per i territori di riferimento politico ha prodotto in passato danni importanti nel comparto dell’aerospazio. Il sottosegretario Giorgetti in questi giorni visiterà agli stabilimenti di Leonardo del Nord Italia, a Vergiata,Venegono e Cameri. Noi ricordiamo il 2011 quando le affermazioni del ministro Umberto Bossi a Venegono negli stabilimenti di Finmeccanica innescarono la fusione di Alenia Aeronautica e Aermacchi e lo spostamento della direzione del gruppo aeronautico da Napoli a Varese. Poi seguirono tutte le lotte intestine e le vicende giudiziarie del management di Finmeccanica. Le conseguenze furono il danno d’immagine, industriali e finanziario per l’intero gruppo e poi l’arrivo di Mauro Moretti e alla nascita di Leonardo.