ATR – L’amministratore Delegato Christian Scherer: “E’ troppo francofono e per mantenere la leadership è necessario un nuovo aereo”

Aeropolis Parla il nuovo Amministratore Delegato di ATR Christian Scherer. Il manager affronta a tutto campo il tema del futuro del turboelica franco italiano:  il mercato, i futuri investimenti, il rapporto con i fornitori,la rimotorizzazione e un nuovo progetto di velivolo.

atr-emissioniL’Ad di ATR  ritiene il programma troppo ‘francofono’,  inadeguato  l’assetto societario e non teme il possibile controllo societario da parte dell’italiana Leonardo, ne ritiene possibile lo spostamento della produzione del velivolo in Italia.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano francese La Tribune il manager  sintetizza la sua visione sul programma italo-francese, anticipando che “quest’anno ATR non avrà un proprio chalet a Le Bourget, né a Farnborough il prossimo anno“,  anche se al Salone di Parigi ha già programmato numerosi incontri e esporrà un velivolo in mostra statica.

Ho constatato che ATR è troppo francofonosostiene Scherer  il 90% degli addetti è di nazionalità francese. L’azienda ATR dovrà trasformarsi per essere più internazionale, più cosmopolita, più moderna, meno artigianale, meno locale e dovrà inoltre ringiovanirsi nel suo organico“.

Sui temi del futuro di ATR. Scherer che guida il consorzio ATR da sei mesi, in una fase di evidenti difficoltà anche commerciali del velivolo, è altrettanto diretto: “per mantenere la nostra leadership, Airbus e Leonardo dovranno lanciare un nuovo prodotto o migliorare quello esistente, o entrambi. Ci sono numerosi scenari ed è prematuro parlarne. Ma se si analizza il mercato è chiaro che sarà avvantaggiato chi presenterà una nuova soluzione. Non ci sono propulsioni più efficienti del turboelica sulle brevi distanze e per destinazioni con piste di atterraggio corte, il cui mercato continuerà a crescere“.

Inoltre l’assetto societario attuale è inadeguato. Il lancio di un nuovo programma dovrà essere effettuato da una società per azioni di programma costruita intorno al progetto che permetta la partecipazione di nuovi investitori, anche non italo-francesi. Scherer non è preoccupato da un eventuale controllo maggioritario di Leonardo: “ATR non si sposterà in Italia. Essa è radicata a Tolosa e lì resterà. Questo non vuol dire che il velivolo continuerà necessariamente ad essere prodotto a Tolosa. Qui resteranno l’ufficio studi e la direzione commerciale e vendite. La produzione si farà dove sarà più opportuno sia per penetrare nuovi mercati, sia per beneficiare di un minor costo della mano d’opera“.

Il primo obiettivo del nuovo AD sono le vendite. Per saturare le capacità produttive attuali occorrerà vendere 80 velivoli l’anno: ma il cambio con il dollaro ed il costo basso del carburante non favoriscono il raggiungimento di questo obiettivo. Il secondo target di Scherer è la qualità, non solo quella relativa al velivolo, ma anche quelle relative alle relazioni con il cliente, al livello tecnologico ed alle risorse umane.

I mercati indiano (è di qualche giorno fa l’annuncio dell’accordo con l’aerolinea IndiGo per la vendita di 50 ATR72-600) e cinese hanno un immenso potenziale. “Attualmente stiamo negoziando con CAAC (Civil Aviation Administratio of China) e l’EASA (European Aviation Safety Agency) la stipula di un trattato bilaterale che riconosca i rispettivi standard” sottolinea Scherer; “È un processo lungo che dovrebbe portare alla firma di un accordo preliminare entro il prossimo autunno“.

Riguardo al ruolo dei fornitori, è in corso da un anno un programma di rinegoziazione dei contratti per abbassare i costi. I primi risultati sono già visibili, ma ancora molto deve essere fatto anche per evitare situazioni di monopolio acquisite da parte di alcuni fornitori. I partner nel futuro dovranno essere non solo tecnologicamente, anche finanziariamente parte  attiva. Aeropolis