Finmeccanica e il futuro dell’industria aeronautica campana

Nel corso del mese di gennaio sarà reso pubblico il piano industriale di Finmeccanica. Nei giorni scorsi a Città della Scienza, tecnici, imprenditori, sindacalisti e rappresentanti del mondo politico hanno discusso tra l’altro delle conseguenze che si avrebbero per le aziende del comparto aeronautico e per livelli occupazionali in Campania, se il gruppo decidesse di ridimensionare le attività aeronautiche come Mauro Moretti ha lasciato intendere durante la recente audizione in Parlamento.

Da anni ormai si discute di un nuovo velivolo ATR. Se dal programma industriale venisse fuori la decisione di abbandonare il progetto, nel medio periodo le conseguenze sarebbero un ridimensionamento della presenza di Alenia Aermacchi in Campania e in Puglia che trasformerebbero in uno spreco i cinquanta milioni recentemente investiti  dal gruppo solo nella nostra regione. Sicuramente più pesanti sarebbero le conseguenze per le oltre ottanta aziende della filiera aeronautica. E’ noto che a Pomigliano d’Arco si lavora per la produzione della fusoliera ATR, in questi decenni sono stati consegnati alle aerolinee circa 1200 esemplari, oggi è un aereo leader di mercato e ogni anno nel Mezzogiorno sono prodotte almeno un centinaio di fusoliere che a Tolosa sono allestite per essere consegnate agli operatori aerei.
L’attuale ATR è un aereo di quasi quaranta anni per cui la domanda del mercato è inevitabilmente destinata a orientarsi su un velivolo turboelica innovativo, più capiente, adeguato alla domanda di compatibilità ambientale e con costi d’esercizio maggiormente convenienti. L’altro stabilimento campano di Alenia Aermacchi, quello di Nola, è impegnato su quelle che erano le attività dell’impianto dismesso di Casoria e produce una sezione dell’A380, l’aereo commerciale di Airbus più grande al mondo che nel corso del 2014 non ha piazzato un solo ordine.
Discorso a parte meritano le preesistenze di Capodichino, il cui destino è legato al mantenimento a Napoli delle attività del velivolo C-27J e al progetto di un Polo per le manutenzioni aeronautiche, dossier sui quali il buio è pressoché totale.
I contorni dello scenario futuro dell’industria aeronautica campana è incerto, almeno nel medio e lungo periodo, per cui è stato detto nel Convegno di Bagnoli, se Finmeccanica non rilancia una politica industriale di sviluppo e delle partnership internazionali, non poche aziende campane potrebbero trovarsi a fare i conti con seri problemi, non esclusi quelli occupazionali.
La sollecitazione è quindi quella che il piano di Finmeccanica deve fare chiarezza sul futuro del programma il C-27J e decidere se resterà a Napoli oppure le attività saranno trasferite a Torino. Inoltre, il programma ATR sarà portato al capolinea, oppure Finmeccanica intende  mantenere la posizione di leader mondiale nel segmento dei velivoli regionali, in questo caso, è necessario definire un percorso che consenta di conseguire l’obiettivo.
Molte aziende campane è da tempo che si preparano per lo sviluppo del nuovo aereo, molte hanno investito risorse, solo in questi ultimi mesi, oltre 200 milioni di fondi regionali e comunitari sono stati destinati alle imprese aeronautiche per sostenerne le capacità competitive e tecnologiche. In assenza di un nuovo progetto industriale e nuova occupazione anche questi finanziamenti si ridurrebbero in un ulteriore preco di denaro pubblico. E’ scontato che per rimettere in moto la reindustrializzazione dell’economia occorre investire, ma per farlo è necessario un quadro chiaro e certo di riferimento e spetta alla grande azienda nazionale definirne i contorni. Noi che da sempre operiamo del mondo delle imprese aerospaziali, pensiamo che questo sia il tempo delle decisioni non rinviabili per consentire la ripartenza dell’intero sistema delle imprese, il piano di Finmeccanica non è quindi solo una prerogativa industriale, ma un problema politico centrale della classe dirigente di questo Paese.