L’Ing. Mauro Moretti nel corso dell’audizione alla Commissione Attività Produttive del Parlamento ha delineato il suo progetto di rilancio del gruppo, ha esposto le linee guide del piano industriale di Finmeccanica e dettagliato lo scenario fallimentare prodotto negli anni delle gestioni passate del gruppo.
Davanti ad una platea interdetta dalla determinazione del manager nell’esporre le argomentazioni, Moretti ha illustrato la sua ricetta per il risanamento di Finmeccanica, e, in alcuni momenti, con alcune sfumature anche ironiche, ha risposto alle domande di parlamentari, alcuni di questi palesemente fuori ruolo, e smarcarti da risposte del tipo, questa è la mia ricetta per salvare Finmeccanica, se pensate sia possibile fare diversamente, ditemi voi come!
Nel corso dell’esposizione il manager ha confermato la sua convizione che il gruppo possa ritrovare le condizioni che gli consentono di ritornare a crescere , i concentrarsi sui settori ad alta tecnologia nell’Aerospaziale e Difesa e Sicurezza, “Nessuno dei nostri avversari ha lo stesso numero di imprese, restringeremo il giro d’affari, ma ingrandiremo tutto ciò che rimane”. “In pochi anni siamo in grado di tornare alle stesse dimensioni – e anche di più “, afferma Moretti, che ritiene a suo dire “Finmeccanica non ha avuto un reale controllo delle società controllate. C’è stata molta sovrapposizione. Concentrando le nostre risorse, possiamo ampliare i risultati”.
Con la battuta non si parla di esuberi, cercheremo un accordo per recuperare efficienza ed efficacia del sistema produttivo. Moretti non ha dissolto le preoccupazioni per le conseguenze occupazionali nelle aziende di Finmeccanica.
Infatti, Solo il giorno dopo in un’intervista al Financial Times, sulle ripercussioni occupazionali Moretti sostiene invece che il piano comporterà una riduzione di 3000 posti di lavoro su un totale di 54mila . “Una volta fatto tutto ciò il gruppo tornerà a crescere”, dichiara l’ad.
Cresce invece da subito l’incertezza per il futuro delle numerose aziende della subfornitura, in particolare di quelle meridionali e campane. Il recupero della redditività dei programmi, ha più volte detto Moretti, non è indolore, ma le conseguenze ci saranno solo per quella supply chain.
Finmeccanica in particolare in alcuni precisi settori ha una ssubfornitura inadeguata, non di qualità e di fornitori che lavorano al 100% solo per un cliente. Il gruppo non può essere prigioniero di un indotto di questo tipo, Nelle lavorazioni di aerostrutture il gruppo esternalizza oltre il 60% delle attività e le perdite sono rilevanti, lo stesso programma ATR che per Finmeccanica è profittevole perché concorriamo agli utili della commercializzazione, nella fabbricazione della cellula a Napoli e nel Sud, ci rimettiamo non poco.
Il processo d’efficientamento di Alenia Aermacchi è partito da qualche tempo con la riduzione pesante dei prezzi delle lavorazioni esterne e ha prodotto le prime vittime ancora prima di partire. In questi giorni è emerso il caso di DEMA il più grosso fornitore campano del gruppo aeronautico che conferma di voler licenziare 82 persone a Pomigliano d’Arco e a Somma Vesuviana. È questa la richiesta del gruppo guidato dall’imprenditore Enzo Starace, che da tempo è in difficoltà dopo una stagione di sviluppo di vent’anni, durante il quale da piccola azienda di Pozzuoli ha raggiunto notevoli dimensioni con 700 dipendenti e con sedi e diversi impianti industriali in Italia e in Canada e Tunisia.