La corte d’Appello di Milano aggrava la sentenza di primo grado condannando l’ex numero uno di Finmeccanica e l’ex ad di Agusta Westland a 4 anni e 6 mesi e Bruno Spagnolini,ex ad dell’azienda elicotteristica a 4 anni.
Il caso riguarda una presunta tangente per far ottenere ad Agusta Westland una commessa da 556 milioni di euro per 12 elicotteri in India.
La procura generale di Milano aveva chiesto 6 anni per Orsi e 5 per Spagnolini. Il procedimento riguarda una presunta tangente pagata a pubblici ufficiali indiani per far ottenere ad Agusta Westland una commessa da 556 milioni di euro per 12 elicotteri Aw101 nel Paese asiatico.
I giudici di appello hanno ridotto la provvisionale nei confronti dell’Agenzia delle Entrate da 1,5 milioni di euro a 300mila euro mentre hanno confermato la confisca complessiva di 7,5 milioni di euro nei confronti di entrambi gli imputati. Inoltre, il reato di corruzione internazionale è stato riformulato dall’articolo che prevede che il reato sia stato commesso “per atto contrario ai doveri di ufficio” a quello che riguarda l’accusa che il funzionario pubblico abbia agito “nell’esercizio delle proprie funzioni”.
Per quanto riguarda le false fatture, la Corte d’Appello di Milano ha condannato Orsi e Spagnolini per le annualità dal 2008 al 2011 in merito ai contratti siglati con la società Ids Tunisia per oltre 14 milioni di euro. Nel dettaglio, si contestano 1,2 milioni per il 2008, 3,8 milioni per il 2009, 4,4 milioni per il 2010 e 4,8 milioni per il 2011. I giudici hanno anche revocato la sospensione della condanna, come era stato stabilito in primo grado, quando la condanna era di due anni, perché in appello la condanna è stata oltre i limiti.
Secondo l’ipotesi degli inquirenti, Agusta Westland, che prima di Spagnolini era guidata proprio da Orsi, avrebbe pagato tangenti a funzionari indiani per ottenere la commessa per gli elicotteri da parte del governo del Paese asiatico: in particolare sarebbe stato corrotto il maresciallo Tyagi Sashi, capo di Stato Maggiore dell’Indian Air Force dal 2004 al 2007, attraverso pagamenti a suoi familiari. La storia era esplosa il 12 febbraio 2013, quando sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare a carico di Orsi (in carcere) e Spagnolini (ai domiciliari), disposte dal Gip Luca Labianca, su richiesta del pm Eugenio Fusco, magistrato della procura di Milano che aveva fatto le funzioni di procuratore capo a Busto Arsizio.
Orsi è rimasto in carcere per circa 80 giorni, uscendo il 4 maggio 2013 per decorrenza dei termini, dopo che le richieste dei suoi legali di farlo tornare in libertà o di attenuare la misura cautelare erano sempre state respinte. Al momento dell’arresto Orsi era in carica alla guida di Finmeccanica e si era dimesso nei giorni successivi con una lettera inviata dal carcere.
Nel dettaglio, l’accusa di corruzione internazionale riguarda il presunto pagamento di tangenti a funzionari indiani per modificare il capitolo tecnico del bando di gara, in modo da permettere la vittoria della società italiana, mentre l’accusa di false fatturazioni, invece, riguarda un giro di presunte fatture per operazioni inesistenti, che avrebbero coperto il pagamento delle tangenti.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati realizzati dei contratti fittizi di ingegneria con due società, una indiana e una tunisina (Ids India e Ids Tunisia) per “la digitalizzazione in 3D di altri elicotteri”. Il denaro sarebbe poi transitato in vari passaggi attraverso intermediari e fiduciari localizzati alle Mauritius, per finire a Singapore e approdare alle destinazioni finali.
In primo grado Orsi e Spagnolini erano stati condannati dal tribunale di Busto Arsizio a due anni (pena sospesa) per il reato di false fatture (per gli anni 2009-2010) e assolti da quello di corruzione internazionale “perché il fatto non sussiste”. Oggi, in secondo grado i giudici della seconda sezione hanno “parzialmente riformato” la sentenza di primo grado, condannando Orsi e Spagnolini – entrambi presenti in aula alla lettura del dispositivo – anche per il reato di corruzione internazionale (modificando però la fattispecie) e confermando la condanna per le false fatture dal 2008 al 2011 per contratti con Ids Tunisia per circa 14 milioni di euro complessivi. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 15 giorni.
“Questa condanna è inspiegabile”, ha commentato l’avvocato Ennio Amodio, difensore di Orsi insieme a Novella Galantini, sostenendo che la sentenza di secondo grado “sarà travolta in Cassazione”.