La Regione Campania convochi gli Stati Generali per rilanciare l’industria aeronautica campana

 Cercare una «Scienza Nuova» e una «Mentalità N’Uova» per ritrovare l’arte di costruire aerei.
«Noi siamo quello che facciamo» e oggi «siamo quello che siamo stati».
Bisognerebbe chiedersi perché in molti osservatori si sia diffusa la convinzione che l’industria aeronautica napoletana da segmento di eccellenza nazionale si sia trasformata in un grumo d’inefficienze, sperpero, popolato da amministratori pubblici e imprenditori malfattori, lavoratori fannulloni e aziende improduttive.
Un giudizio che si è radicato in questi anni parallelamente alla dismissione di realtà importanti dell’industria nazionale dal territorio, e conseguente a valutazioni ripetute a ogni piè sospinto da chi approdato al mondo aeronautico si è ritrovato perdite e inefficienze nell’intera filiera della subfornitura.
Le PMI in Italia, e non solo in Campania, per reggere l’urto della crisi si sono aggrappate ai provvedimenti pubblici di sostegno, alcune hanno investito in tecnologia e trovato anche nuovi mercati, ma la gran parte di loro soffre di un rapporto difficile con il player nazionale.
Il flusso di finanziamenti per investimenti e formazione ha consentito che si consolidassero soggetti di mediazione più o meno istituzionale e personaggi che pur di lucrare posizioni, incarichi, prebende e riconoscimenti hanno proposto una narrazione di comodo della realtà del comparto, quella stessa che allora serviva a Finmeccanica e alla politica locale.
Lo scenario oggi è quello che a più riprese l’Ad di Leonardo / Finmeccanica ha ripetuto; le aerostrutture sono l’anello debole dell’intera divisione aeronautica. In questi anni, sostiene Moretti, Finmeccanica ha perso in queste attività più di quando perdeva Ansaldo Breda, per cui la priorità per lui è risanare le aziende meridionali e portarle a un livello accettabile di efficienza.
Di prospettive e programmi, si vedrà poi.

Nessuno può ragionevolmente pensare che oggi Moretti ipotizzi la chiusura di Nola o Pomigliano d’Arco.
Tra altro ci sono attività come quelle ATR che invece devono raggiungere ratei produttivi anche più consistenti.
Il punto su cui proponiamo di ragionare è la prospettiva dei programmi che si realizzano in quei siti.
Non è necessario essere degli esperti per capire da documenti pubblici che Moretti, nei prossimi cinque anni, investirà su attività per le quali in Campania non si sviluppa nemmeno un’ora di lavoro.
La One Company pensa quindi di recuperare redditività degli impianti napoletani solo con interventi sui costi, con provvedimenti organizzativi e appelli a lavorare di più e meglio.
Bisognerebbe chiedersi se basterà. E quali risultati darà il modello di relazioni con la subfornitura. Oppure, se internalizzare delle produzioni come quelle dell’A321, sarà sufficiente per saturare impianti nati per produrre il 5% dell’A380, il più grande aereo commerciale mai costruito, che soffre di una lunga crisi di domanda. E infine, conseguiti anche i risultati di bilancio, cosa sarà restato in piedi del sistema delle imprese aeronautico campano.
Gli scossoni di Moretti arrivano quindi in questo contesto. L’Ad di Leonardo/Finmeccanica, in diverse sedi istituzionali e anche a Napoli alla Federico II dove è stato ospite in questi giorni, ha riproposto la sua lettura, distribuito le pagelle e proposto la sua cura.
Bisogna dire che forse è riuscito a scuotere un contesto assopito da quella consolidata convenzione che dopo il risanamento finanziario di Leonardo anche lui lascerà il gruppo, il denaro pubblico, prima o poi arriverà, e si ripartirà con la formazione e i contratti di programma, i programmi di ricerca. Le imprese ritorneranno a fare gli utili del passato. Se ci saranno incentivi sostanziosi, potranno anche assumere qualcuno dei giovani ingegneri aeronautici napoletani che oggi volano verso lontani lidi.
La classe dirigente e quella politica se realmente vuole recuperare un ruolo e ritornare a fare politica industriale forse dovrebbe cogliere le opportunità e la complessità della congiuntura e porsi la domanda se non sia questo il momento di aprire un confronto con tutti gli stakeholders del comparto regionale.
Le associazioni imprenditoriali e i sindacati potrebbero insieme convocare una conferenza sulla subfornitura aeronautica, oppure la Regione promuovere, come a Torino, la Conferenza degli Stati Generali del settore aeronautico campano per individuare un percorso condiviso.
Il rischio è che se tutti restano a guardare nei prossimi anni ci troveremo a fare i conti con soluzioni come quella che è stata scelta per il comparto ferroviario.
Il presidente De Luca conferma la volontà di reindustrializzare l’economia ripartendo anche dal comparto dell’aerospazio, il Governo con il patto per Napoli, ci mette finanziamenti importanti, ci sono i fondi europei della programmazione 2016-2020.
Quello che bisognerebbe capire da un confronto tra tutti i protagonisti e soggetti in campo è per farne che cosa.
Il patto per Napoli assegna risorse per i motoristi Avio Aero e Rolls Royce, il CIRA e Il DAC. La Regione entro giugno dovrà definire il documento di programmazione strategica per la Ricerca e Innovazione (RIS 3) e indicare quelle scelte di politica industriale e i comparti dove saranno orientati i fondi europei per la reindustrializzazione.
Si tratta di passaggi delicati che richiedono trasparenza e condivisione al fine di orientare le linee d’investimento delle PMI e creare le condizioni tali da portare Moretti a confrontarsi su scelte industriali di prospettiva.
Quello che è stato fatto in questi mesi, oltre a quella che definiamo ‘ammuina’, è un
protocollo tra Ente regione e ASI per lo sviluppo dei Nano e Micro satelliti. In questo caso è stato già scelto di orientare denaro pubblico per finanziere progetti e imprese in un segmento di mercato che, occorre dirlo, finora gli studi di mercato/prodotto non prevedono grandi volumi di business, nemmeno per applicazioni più o meno sistemistiche.
Gli scossoni di Moretti arrivano quindi in questo contesto e scuotono l’aria stagnante di un ambiente disorientato.
E’ evidente a tutti che per rilanciare le imprese non bastano i comizi e gli appelli alla condivisione degli obiettivi e alla buona volontà. Non è nemmeno sufficiente la passione dei professori delle Università napoletane e dei giovani di Space Apps o delle StarUP, oppure degli ingegneri napoletani e dei tanti operatori e imprenditori che lasciano prevalere la passione allo sconforto e alla rassegnazione.
Occorre ben altro, soprattutto è necessario aprire le porte ad aria nuova, mettere in campo una generazione d’imprenditori, di tecnici e ingegneri capaci di pensare a nuovi progetti d’impresa, prodotti e aziende solide, capitalizzate, innovative e tecnologicamente adeguate.
E, come ha affermato lo stesso Moretti, imprese e personaggi non cresciuti all’ombra delle mediazioni e delle risorse pubbliche distribuite a piene mani.
Forse basterebbe solo quella che il comico di”BENVENUTI AL SUD’ definisce con una battuta una ‘MENTALITA’ N’UOVO.