Il precipitare della vicenda di Piaggio Aerospace deve avere fatto fischiare le orecchie al presidente del Consiglio anche in Brasile. Come chiesto dai sindacati Martedì 9 agosto sulla vertenza è convocato d’urgenza un incontro a Palazzo Chigi. Non è chiaro se parteciperà anche l’azienda. In gioco ci sono 650 posti di lavoro. Il rituale è lo stesso. I sindacati, sindaci e partiti corrono al capezzale della Piaggio Aerospace che dopo avere incassato risorse pubbliche, rivede un programma industriale concordato con i sindacati.
Qualcuno ricorderà che durante la crisi Piaggio del ’94 le proteste dei lavoratori portarono 130 avvisi di garanzia e sette anni di processo, a dimostrazione che in Liguria nessun management può pensare di prendere impegni, firmare accordi e incassare risorse pubbliche. E poi pensare facilmente di cambiare idea. Rispetto a vent’anni fa l’azienda di oggi è di proprietà del fondo Mubadala di Abu Dhabi che rivede in modo unilaterale gli accordi sottoscritti nel 2014, anche se furono garantiti dal presidente del Consiglio. E’ evidente che l’intenzione della proprietà è salvare il programma del drone (P.1HH Hammer Head) prodotto dall’azienda di Villanova d’Albenga, lo stesso che è precipitato misteriosamente in mare il 31 maggio scorso. E a due mesi di distanza non è ancora chiaro il motivo.
La gatta da pelare non è tra quelle semplici per il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. I due esponenti del governo incontreranno i sindacati a Palazzo Chigi e dovranno trovare una soluzione che rassicuri le maestranze, i sindacati, le istituzioni e l’intera comunità ligure che hanno respinto, definendo “inaccettabile” il nuovo piano industriale di Piaggio Aerospace. Il Governo sa che in gioco non c’è solo il destino di un grande gruppo industriale, mai come in questo caso, in discussione ci sono la sua attendibilità e quella del Presidente del Consiglio.