Il Governo decida sul futuro del Polo Nazionale delle Manutenzioni aeronautiche

Nel nostro precedente intervento avevamo posto la domanda se con la crisi Atitech fosse tramontato il Progetto del Polo delle Manutenzioni aeronautiche, oppure, se preso atto delle condizioni date non fosse necessario rivedere la partenza considerando che è crollato con il fallimento di Alitalia.  E’ evidente che nelle condizioni in cui è finita Atitech dopo soli due anni dall’avvio è quasi impossibile trovare degli sbocchi, considerando che il problema non è solo finanziario o di capacità del management. Sarebbe almeno necessario una nuova analisi del mercato, aprire a investitori industriali, rivedere la strategia di marketing verso gli operatori e considerare la possibilità anche di accordi e alleanze con le grandi imprese europee della manutenzione aeronautica.

La questione è stata affrontata in Consiglio Regionale, dove l’assessore regionale Amedeo Lepore ha sostenuto che si cercherà uno sbocco del gruppo Atitech, Lunedì prossimo a Roma, nel corso di due incontri previsti al Ministero dello Sviluppo Economico.

Le rassicurazioni dell’assessore sono state accolte dai consiglieri del Pd Gianluca Daniele, Antonella Ciaramella e Antonio Marciano  e Valeria Ciarambino di Cinquestelle che hanno riformulato le loro rispettive mozioni in un unico documento che è stato approvato in Aula. Il testo votato dal Consiglio regionale della Campania impegna i tre Assessori all’Industria, Lavoro e Formazione che parteciperanno agli incontri romani “ad adottare ogni opportuna e utile iniziativa per favorire un accordo tra le parti teso a salvaguardare i 178 lavoratori”, “richiamando Leonardo alle sue responsabilità, così come da intese assunte nell’accordo sindacale del 27 maggio 2015”.

Il testo della mozione approvata in Consiglio Regionale della Campania, che rendiamo disponibile, evidentemente non ha convinto i sindacati perché che nel corso di un incontro unitario nello stabilimento Atitech di Capodichino, al quale hanno partecipato anche i sindacalisti di Leonardo, hanno confermato la loro posizione che invece prende atto che il progetto di Polo delle Manutenzioni Aeronautiche è fallito e i lavoratori e gli assett devono rientrare nel perimetro di Leonardo.

Anche la consigliera Cinquestelle Valeria Ciarambino, in una nota diffusa oggi Venerdì 14, chiarisce che “al di là della formulazione letterale” del testo del documento votato in Aula “ “nella quale non è più presente il riferimento al fallimento del Piano Industriale 2016-2020 della società Atitech Manufacturing srl, occorre interpretare la Mozione stessa alla luce delle dichiarazioni di voto che ne hanno preceduto la riformulazione e la successiva sottoscrizione”.

Nelle sue dichiarazioni di voto, sostiene Ciarambino “ si evince, in maniera chiara e inequivocabile, la necessità ineludibile di dichiarare il fallimento del suddetto Piano industriale”.  La Ciarambino ritiene che “la società Atitech Manufacturing srl non aveva e non ha una propria struttura organizzativa e un’autonomia funzionale, né tanto meno commesse e capacità industriali per “aggredire” e “restare” sul mercato autonomamente”.  Del resto, in questi 24 mesi -continua Ciarambino- “i lavoratori ceduti da Alenia (oggi Leonardo – Finmeccanica) non hanno lavorato neanche un’ora su velivoli civili Atitech” perché “hanno competenze e abilitazione su velivoli e programmi militari, mentre per il polo necessitavano, come necessitano, competenze e abilitazione per velivoli civili”.

L`utilizzo del termine “blocco del Piano Industriale”, impiegato nel corpo della Mozione” secondo la consigliera Cinquestelle “apre la via all’adozione di possibili soluzioni dilatorie – non escluso il finanziamento del progetto stesso – che avrebbero come unica grave conseguenza quella di determinare un ulteriore spreco di denaro pubblico, che andrebbe ad aggiungersi a quello già verificatosi con la cessione, non adeguatamente remunerata, del ramo di azienda della Leonardo-Finmeccanica ad Atitech, senza offrire nessuna reale tutela ai 177 lavoratori ceduti”.
Pertanto – conclude Ciarambino – “nessun`altra soluzione è da considerarsi percorribile al di fuori della dichiarazione di fallimento del Piano Industriale di Atitech Manufacturing e della conseguente applicazione della clausola dl salvaguardia contenuta nell’Accordo sindacale del 2015”.