Il presidente Gaetano Bergami del cluster IR4I aerospaziale dell’Emilia Romagna
Con l’approvazione del Parlamento della legge per la Governance per l’aerospazio e con il decollo del Cluster nazionale (DTA), quelli che erano i distretti regionali sono stati notevolmente ridimensionati quali strumenti di governance e di gestione delle politiche di sostegno e sviluppo del comparto nazionale dell’aerospazio.
In questi anni molti dei distretti o cluster sono serviti quali contenitori per la gestione di misure di sostegno alle imprese e per accedere a risorse europee per la ricerca, alcuni hanno svolto il loro ruolo supportando lo sviluppo, altri invece sono stati solo un comodo strumento utile per i player e per le istituzioni locali.
Il cluster dell’aerospazio dell’Emilia Romagna riunisce solo 28 imprese, è nato come associazione nel 2011, quindi più tardi rispetto a quello piemontese, campano, pugliese e lombardo, e continua a operare, come sostiene il suo presidente, con convinzione e soprattutto con risultati significativi.
Pubblichiamo una intervista di Gaetano Bergami che guida IR4I fin dalla sua nascita. Il testo ci è stata inviata dalla segreteria del cluster, è il bilancio di un anno molto di attività del cluster che avrebbe ottenuto l’accreditamento per poter accedere ai bandi regionali per l’internazionalizzazione.
“I passi avanti che abbiamo fatto quest’anno – afferma Bergami – testimoniano che IR4I è ormai una realtà a livello internazionale e che abbiamo raggiunto la stabilità a livello di soci. Nei primi anni abbiamo avuto alcune uscite dal cluster, non tutte le imprese erano in grado di approcciarsi ad un mercato di altissimo livello come quello aerospaziale. Ora sono rimaste 28 imprese, quasi tutte certificate EN9100, con fatturati positivi e investimenti importanti nello sviluppo e nelle nuove tecnologie”.
Si può dire che un mercato iper competitivo come quello dell’aerospazio ha selezionato chi poteva stare nel cluster?
“Sì, perché servono motivazioni, risorse e una visione ad ampio respiro, oggi far parte di IR4I è un valore, queste aziende l’hanno compreso”.
Le vostre aziende lavorano in un settore come l’aerospaziale che, in regione, non presenta alcun costruttore, non è un controsenso?
“I grandi costruttori di aeromobili fanno in larga parte un lavoro di assemblaggio, noi ci inseriamo in questa filiera virtuosa e certificata. Oggi il mercato è globale e non serve avere il grande player dietro casa per poter fare business. Detto questo guardiamo con interesse aziende come la FAMA’, in provincia di Modena, che ha messo in commercio un modello di elicottero. Altre esperienze interessanti non ce ne sono, esistono un paio di prototipi costruiti da aziende romagnole, ma al momento sono ancora lontani da possibili produzioni in serie che possano interessare il nostro cluster”.
Rimanendo in ambito regionale come sono i rapporti con l’Università e gli Enti di ricerca?
“Tornando al discorso di prima è chiaro che in regione non esiste una cultura dell’aerospazio, per questo la creazione e la crescita del cluster pesano in gran parte sulle imprese. Comunque sia, su alcuni singoli progetti abbiamo collaborato”.
A Predappio è stato inaugurato un anno fa un centro per la ricerca aerospaziale, è un buon segnale?
“E’ stato un creato un centro di ricerca per testare l’attrito dell’aria sui velivoli, una sorta di galleria del vento, potrà essere interessante ma non ha ricadute utili per la nostre realtà imprenditoriali”.
Qual è la vostra posizione nei confronti della Regione Emilia-Romagna?
“Il rapporto è ottimo, a luglio siamo stati accreditati per poter partecipare ai bandi regionali per l’internazionalizzazione, dopo un severo iter di controllo. Per il 2018 abbiamo in progetto la partecipazione ad alcune delle più importanti fiere mondiali”.