“The Supply Game- Competitività, Partnership, Valore” è il titolo del workshop promosso da Dema per ripensare con i grandi player del settore a un diverso modello di supply chain.
Come garantire all’industria italiana dell’aerospazio le condizioni per competere a livello globale. Cosa devono fare i partner-fornitori italiani dei big del settore per restare competitivi? Quale supporto può arrivare dal sistema-Paese e dalla ricerca? Sono le domande a cui hanno provato a dare risposte i numerosi contributi proposti dai relatori al convegno. Sono intervenuti tra gli altri l’Ad di Leonardo, Alessandro Profumo e il presidente di Boeing Italia, Antonio De Palmas.
“Abbiamo deciso di ridisegnare nel profondo il modello di relazione con la 2700 aziende della nostra fornitura perché sono i nostri maggiori clienti a chiedere a noi un diverso rapporto”. “Siamo soggetti a pressione di clienti come Boeing” ha sostenuto Alessandro Profumo e “dobbiamo costruire un modello che consenta alle aziende della nostra fornitura di rispondere alle attese di puntualità di consegna che non sono oggi accettabili e ai temi di qualità”.
“Gli stessi temi con i quali siamo misurati noi dai clienti devono riproporsi ai nostri fornitori” ha detto Profumo, che si propone di supportare le PMI per la formazione sui temi finanziari e l’internazionalizzazione. “Noi consapevoli che se esistono aziende veramente eccellenti che se definite da noi strategiche accedono anche a condizioni favorevoli di finanziamento, ci sono però anche situazioni diverse, con aziende sottocapitalizzate, con scarsa capacità di accesso ai mercati internazionali” e anche con significative “incapacità gestionali e manageriali”, condizioni che se non recuperate “non consentiranno loro di restare a lungo sul mercato”.
Il tema di ripensare ad un nuovo modello per supply chain aeronautica è stato posto anche da Antonio De Palmas, Presidente di Boeing Italia: “la geografia della supply chain sta cambiando, la nostra si è formata negli Stati Uniti e in Europa perché fino a dieci anni fa questi erano i principali clienti, ma è indubbio che il mercato oggi guardi anche a Oriente e in quei paesi dove cresce la nuova domanda è forte la richiesta di off set e transfer technology che comporterà lo spostamento anche delle catena della fornitura”. “Questo non vuol dire che l’Occidente oggi sia escluso dal mercato, le competenze aerospaziali del mondo occidentale sono diverse da quelle dei paesi emergenti e guardando al futuro le nostre aziende devono salire nella catena del valore”.
Durante la mattinata è intervenuto anche Stefano Borraccino, assessore alle Attività produttive pugliese che ha illustrato le misure della Regione a supporto dei positivi risultati e al costante sviluppo del comparto aereonautico regionale e Antonio Marchiello, assessore della Regione Campania che ha sottolineato “tra gli obiettivi strategici dell’azione di governo regionale, il sostegno al settore aerospaziale, quale importante volano di crescita e sviluppo dell’economia campana”.
Il managing director Accenture strategy lead, Marco Morchio ha invece evidenziato, con la presentazione di uno studio, l’importanza della digitalizzazione per il comparto, come fattore d’internazionalizzazione e competitività.
Sono intervenuti rappresentanti del CTNA e dei distretti aeronautici campano e pugliese.
Il momento finale del convegno è stato dedicato alla testimonianza di tre realtà importanti del comparto: Dema con il suo presidente Fabrizio Giulianini, Magnaghi Group con il presidente Giorgio Zappa, e Ala con il vice presidente esecutivo Vittorio Genna.
“Talvolta il mondo finanziario nazionale sembra poco disposto a correre dei rischi. Le esperienze di Dema e Magnaghi dimostrano invece la fiducia dei fondi internazionali nella supply chain italiana” ha spiegato Giorgio Zappa.
Vittorio Genna ha invece rilevato le lacune della supply chain italiana: “Noi per conto di Leonardo trattiamo più di 2000 fornitori, sono piccole aziende che non sempre riescono a seguire i piani di produzione. Quel che di solito è un plus, avere un territorio ricco di Pmi, può trasformarsi in un minus perché non sono sufficientemente organizzate”.
Noi in Dema “abbiamo l’ambizione di diventare partner dei grandi player prima ancora che fornitori. Per affrontare questa sfida non solo dobbiamo investire in tecnologie ma anche in competenze manageriali e tecniche tese a rafforzare la struttura aziendale” ha commentato Fabrizio Giulianini.
“Le piccole, medie e grandi aziende devono mettersi in rete per poter fornire alle istituzioni le linee guida per una nuova politica industriale e capitalizzare le esperienze per competere con i mercati emergenti” ha esortato Giulianini a conclusione del workshop.