L’edizione 2017 del Dubai Airshow si è caratterizzata per annunci di un gran numero di transazioni, in affetti gli ordini fermi sono significativi sia per Airbus che Boeing, anche se bisogna valutarli al netto dei semplici “accordi”, delle “intenzioni di acquisto” e delle opzioni.
Eppure questa edizione dell’Air Show potrebbe essere ricordata per il tema invece che anima da qualche giorno la discussione degli analisti del settore: a Dubai è iniziata la corsa verso la chiusura della linea di produzione dell’Airbus A380, il più grande aereo commerciale in produzione?..
Molti osservatori hanno atteso inutilmente l’annuncio dell’ordine previsto di Emirates per circa 30 A380, invece a Dubai è arrivata la sorpresa che l’aerolinea emiratiana ha piazzato l’ordine di 40 Boeing 787-10.
Eppure l’ordine per Airbus era dato per scontato. Emirates è il vettore che ha più di tutti puntato su A380, le negoziazioni per il nuovo ordine procedevano da diverso tempo, gli arabi avevano chiesto ad Airbus la garanzia che la linea di produzione del velivolo non sarebbe stata chiusa per i prossimi dieci anni, e nei giorni scorsi, ad Amburgo, Tom Enders aveva rassicurato che Airbus avrebbe continuato la produzione del velivolo per molti anni ancora.
La scelta di acquisire i 787 di Boeing dimostrerebbe invece che gli arabi non hanno superato le incertezze sul futuro del velivolo di Airbus. La decisione di Tom Enders di ridurre la produzione a soli otto A380 nel 2019 non è stata condivisa da Emirates che vede allungarsi, con danni finanziari rilevanti, i tempi di consegna dei 42 aerei che ha già in ordine con Airbus.
D’altra parte una possibile chiusura della linea di produzione dell’A380 penalizzerebbe pesantemente anche Emirates che ha costruito la sua immagine sul velivolo di Airbus. Inoltre la decisione del costruttore comporterebbe una pesante perdita del valore della flotta dell’aerolinea, soprattutto su un futuro mercato secondario, aspetto molto importante per Emirates che punta a operare sempre con una flotta giovane.
D’altra parte l’operatore mediorientale deve fare i conti sul rallentamento dei tassi di crescita e le pressioni sui prezzi che spostano le priorità del business sulla redditività piuttosto che il volume di traffico e la quota di mercato. Questo si traduce in un maggiore interesse degli operatori per i nuovi velivoli a lungo raggio come 787-10 o A350XWB che offrono costi in miglia/sedile inferiori del 5-8% rispetto agli A380.
Dopo Dubai il quesito è se la scelta degli Emirati per il 787-10 chiude la storia dell’ A380 oppure se il programma può ancora essere salvato. E’ evidente che è interesse comune di Airbus e dell’operatore che la produzione non sia chiusa, Emirates ha costruito il suo business sul velivolo di Airbus e non può rivedere il suo network che si regge, e si reggerà ancora per molto tempo ancora, sul velivolo di Airbus.
Dall’altro versante, il costruttore europeo e i suoi fornitori, tra i quali Leonardo che a Nola produce una sezione di barile del velivolo, vogliono mantenere il volume di lavoro delle attività su A380 e vogliono evitare la perdita della faccia che inevitabilmente accompagnerebbero la cessazione del programma più costoso e importante della storia del trasporto civile.
Eppure mantenere aperta la linea per altri dieci anni con l’attuale backlog significa che Airbus dovrà continuare a perdere milioni di dollari per ogni A380 che consegna ai clienti.
La soluzione sarebbe che il costruttore europeo trovasse altri clienti oltre gli emirati. Ma, il mercato è veramente difficile ed è sempre più orientato verso velivoli di classe diversa.
Sono queste le considerazioni che fanno ritenere che forse il Dubai Airshow di novembre 2017 potrebbe essere ricordato come la settimana che ha accelerato una decisione difficile per l’A380: una morte misericordiosa con ingenti perdite iniziali o una morte prolungata con perdite maggiori, ma distribuite nel lungo periodo.