PECUNIA NON OLET – Il caso Finmeccanica

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In un libro una lettura del lato opaco di Finmeccanica che portò all’azzeramento dei vertici del gruppo.

Il libro inchiesta mette in fila una serie di fatti, testimonianze e racconti su commerci illeciti di armi, affari milionari e interessi politici ed economici che si incrociano con quelli delle massonerie, delle criminalità organizzate e di servizi segreti.

Il volume pubblicato da Chiare Lettere, Pecunia non olet. La mafia nell’industria pubblica. Il Caso Finmeccanica, è del cronista di giudiziaria Alessandro Da Rold.

In questi giorni il volume è presentato in diverse città dopo il notevole interesse riscosso alla sua prima presentazione a Palermo al Centro Studi Paolo e Rita Borsellino.

A Palermo oltre l’autore hanno partecipato alla presentazione, Francescomaria Tuccillo, avvocato, manager e già direttore di Finmeccanica per l’Africa sub sahariana, Noordin Haji, del DPP (Ufficio del Pubblico Ministero in Kenya), Rossella Daverio, docente universitaria che si è occupata per anni di questi temi ed è stata direttrice della comunicazione per Airbus a Tolosa e Vittorio Teresi, il sostituto procuratore di Palermo

Il volume propone una ricostruzione degli affari di Stato e delle sue compartecipate come Finmeccanica in aree colpite da conflitti. L’industria della Difesa, secondo l’autore, sarebbe stata invischiata in affari illeciti con vari governi, in particolare in Africa, dove Da Rold evidenzia illegalità e connivenze storiche, come quella di Vito Palazzolo, detto “Vituzzu”. Questo personaggio, latitante di mafia e ricercato da Giovanni Falcone e stato poi arrestato nel 2012, il giornalista afferma nel libro che faceva affari nelle stanze di governatori e tiranni dei paesi africani con il nome di Robert von Palace Kolbatschenko.

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Alessandro Da Rold, 38enne milanese, si è cimentato con una materia di cui è esperto e a cui lavora da sempre, ha collaborato con diversi giornali come Il Riformista, Lettera 43, La Verità e Linkiesta. Tutti i relatori durante il dibattito sul libro hanno sottolineato che il suo lavoro “è un saggio basato su fatti, confermati da arresti di uomini, con tanto di nomi e cognomi”.

In verità si spinge oltre l’avvocato napoletano Tuccillo che è anche uno dei testimoni su cui si basa il libro stesso. Tuccillo viene presentato come il manager che dopo aver manifestato rilievi sulla gestione di taluni affari, sarebbe stato tagliato fuori come si fa con le persone scomode. Nel merito del libro, Tuccillo ha sostenuto il valore del lavoro letterario di Alessandro Da Rold, frutto di tantissime indagini giornalistiche condotte nel corso di vari viaggi in Africa del cronista milanese.

Il volume non sarebbe quindi soltanto il risultato d’indagini giornalistiche condotte personalmente da Da Rold. Al suo interno ci sarebbero anche le verità raggiunte da varie Procure della Repubblica – come quelle di Busto Arsizio, Milano, Napoli e Palermo – che puntualmente sono state raccolte da Alessandro Da Rold come inoppugnabili documenti sulla fondatezza delle inchieste condotte sui casi citati nel libro.

Teresi che è stato uno di quei magistrati che si è occupato di Palazzolo negli anni in cui era latitante in Sudafrica, descrive l’intreccio tra questo personaggio e i manager pubblici. “Io ho conosciuto Palazzolo – ha ricordato ai presenti in sala – Un mafioso che era già stato condannato a nove anni di carcere ed era stato ricercato da Falcone come uno degli esponenti di spicco del grande traffico di stupefacenti ai tempi della Pizza Connection. Forte della sua esperienza di studi prima in Germania e poi in Svizzera, presso importanti istituti di credito, si era posto come la mente di tutto l’ingranaggio del riciclaggio dei miliardi provenienti dal traffico di stupefacenti tra Italia e Stati Uniti. Da qui partiva l’eroina ed arrivava fino agli Usa. Dall’aeroporto di New York partivano le valige piene di denaro fino alla Svizzera. Soldi che poi venivano immessi nel mercato tramite un circuito para-legale. E Palazzolo, ricercato per mezzo mondo, si rifugiò in Sudafrica. Da quando è stato arrestato ha scontato la pena per i reati di cui era stato riconosciuto colpevole ma molti altri reati sono rimasti nell’ombra. Lui che si vantava di avere rapporti con Salvatore Riina e Nino Madonia che, ci disse mentendo spudoratamente, ‘non sapeva fossero boss mafiosi'”.

La storia di Palazzolo, nel libro, si incrocia con quella di Francescomaria Tuccillo, che era stato mandato in Africa per gestire gli affari dell’azienda con quei Paesi, in un momento che non era facile.

Nel libro si racconta dell’incontro avuto con Palazzolo in un Hotel a Luanda dove ci doveva essere una riunione con il vice ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso. Tra tanti uomini in giacca e cravatta, questo soggetto “sconosciuto”, che si faceva chiamare Robert von Palace Kolbatschenko, si presentò all’ex direttore di Finmeccanica dando un biglietto da visita, proponendo una collaborazione diretta e dicendo di essere stato “quello che ha venduto tutti gli elicotteri di Augusta in Africa”. Seguendo il racconto del libro, Tuccillo ne avrebbe chiesto spiegazioni ai vertici di Finmeccanica. Voleva capire perché un soggetto del genere fosse presente a quell’incontro organizzato dall’ambasciata italiana a cui partecipavano una cinquantina di società italiane.

Vito Roberto Palazzolo – ha aggiunto ancora Teresi – è un personaggio ambivalente di grande furbizia. I rapporti corruttivi in tutti i settori sono esistiti da sempre e lui ha sfruttato questi canali e le sue conoscenze. Di fronte alla globalizzazione è necessario che vi sia una forma di contrasto globale a certi fenomeni sempre più internazionali”.

Pecunia non olet, il denaro non puzza, per rimanere nella traduzione dal latino, è un libro che tutti possono leggere per imparare a comprendere quei fatti di cui l’opinione pubblica viene solitamente tenuta all’oscuro ma che poi finiscono per incidere sulla vita reale e quotidiana delle aziende e di tutta la popolazione.