Puglia, vola l’export dell’aerospazio con una crescita del 32%

Roma – NSE – New Space Economy. Una governance inclusiva ed efficace del comparto dell’aerospazio motore dello sviluppo dell’industria pugliese.

Il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese partecipa con una delegazione di imprese e startup innovative alla mostra-convegno New Space Economy, in programma a Roma dal 10 al 12 dicembre 2019. L’assessore regionale allo Sviluppo economico Cosimo Borraccino all’apertura della manifestazione ha dichiato, siamo presenti all’NSE perchè l’aerospazio è “un settore strategico capace di sintetizzare i principali punti di forza della nostra regione“.

Nell’aerospazio la Puglia da diversi anni esprime un’azione di governance del settore diffusamente riconosciuta come adeguata e determinata nel sostenere lo sviluppo delle imprese.

L’export del settore aeronautico vale l’11,5 % delle esportazioni nazionali, nel primo semestre del 2019 sono cresciute del 32% rispetto allo stesso periodo del 2018,
mentre quelle nazionali sono aumentate del 6.2 e in Campania del 5%.

Una tendenza positiva che conferma una crescente capacità di esportare delle imprese dell’aerospazio pugliese.

In Puglia dal 2015 a fine novembre, sono stati investiti 200 milioni di risorse pubbliche tra aerospazio e aeronautica nei comparti che hanno sostenuto lo sviluppo del comparto regionale: additive manifacturing, produzioni in materiale composito, microsatelliti, droni-pilotaggio remoto.

In Leonardo affermano di lavorare «per creare una filiera di qualità e un percorso sostenibile di crescita comune» perchè , dicono i managers del gruppo di Alessandro Profumo, la supply chain alimentata da Leonardo in Puglia ha un valore di oltre 40 milioni di euro ed è fondamentale per il gruppo la collaborazione con Politecnico di Bari, Università del Salento, Cnr e Cetma (Centro ricerche europeo tecnologie, design e materiali).

E’ bene ricordare che  Leonardo ha prodotto 1000 sezioni di fusoliera per il Boeing 787, da oltre dieci anni Leonardo, tra Foggia e Grottaglie costruisce lo stabilizzatore orizzontale e le sezioni centrale e centro-posteriore della fusoliera del Boeing 787 Dreamliner, cioè il 14% dell’intera struttura del wide body dell’azienda di Seattle.

Il gruppo Avio Aero, che fa capo a General Electric, è l’altro protagonista della crescita dell’aerospazio pugliese, lo scorso agosto ha sottoscritto con Invitalia (Mef) un contratto di sviluppo per Brindisi e Pomigliano D’Arco. Si tratta di due progetti di R&S e almeno 100 nuovi posti di lavoro. Previsti investimenti per 77,8 milioni di euro, di cui 51 destinati alle attività di R&S. La Puglia vi ha contribuito con 3 milioni. C’è poi tutta la parte di ricerca e progettuale che porta avanti il Distretto tecnologico aerospaziale, dove una serie di progetti riguarda l’aeroporto di Grottaglie, ormai molto focalizzato sulla sperimentazione tra pilotaggio remoto e voli suborbitali tanto da essere piattaforma europea. I progetti più importanti sono “RPASinAir” per l’integrazione dei sistemi aeromobili a pilotaggio remoto nello spazio aereo non segregato, 8,4 milioni di euro, avviato a novembre 2018; “SIADD”, Soluzioni innovative per la qualità e la sostenibilità dei processi di ADDitive manufacturing, che punta a incrementare la qualità e la sostenibilità manifatturiera di alcuni processi riguardanti materiali metallici, compositi e multi-materiale metallo-composito. L’obiettivo verrà perseguito grazie ad attività di ricerca industriale finalizzate a ridurre in maniera significativa la difettosità e a produrre un alleggerimento delle strutture metalliche nel settore aerospaziale, aeronautico e marino: 8 milioni, avviato a luglio 2019. E ancora, “Flet 4.0” per lo sviluppo di metodologie innovative nelle manutenzioni dei sistemi ingegneristici complessi. Le applicazioni riguardano la manutenzione di flotte di sistemi propulsivi aeronautici, di sistemi ferroviari e costellazioni satellitari: 8 milioni, avviato a settembre 2018.

Ma Grottaglie, con la ricerca, testa anche l’uso di droni nell’agricoltura e nell’industria mineraria. È il caso di “Redox”, sviluppo di un servizio di riconoscimento precoce della presenza di xylella, e di due progetti che integreranno i dati di osservazione della terra da satelliti e droni per capire sostenibilità e produttività delle miniere. Tre milioni per il primo, 12 per gli altri due.