Europa e il nuovo velivolo da combattimento

FCAS Progetti europei
FCAS Progetti europei Aeropolis

Una scelta difficile e il ruolo di mediazione dell’Italia tra FCAS e Tempest.

I principali paesi del Vecchio Continente corrono verso lo sviluppo di un nuovo aereo da combattimento e come ai tempi dell’Eurofighter, nonostante i mutati scenari politici mondiali e i percorsi avviati di Difesa unica, quando si discute di progetti di velivoli di nuova generazione, i singoli paesi scelgono la strada della divisione.

Si comincia insistentemente a parlare del nuovo velivolo da combattimento europeo che dovrebbe sostituire gli Eurofighter ed i Rafale nell’orizzonte temporale post 2040 e in Europa i paesi si posizionano rispetto alle proposte dei programmi e le “idee” in campo:

  • FCAS (Future Combat Air System): iniziativa franco-tedesca (a cui in febbraio 2019 si è unita la Spagna) resa nota all’ILA (Berlin Air Show) nel 2018 da Airbus e Dassault per cooperare allo sviluppo di uno stealth fighter in sostituzione di Rafale (Francia) ed Eurofighter (Germania, Spagna). É previsto un dimostratore volante nel 2025. Nel febbraio 2019 i ministri della Difesa francese e tedesco hanno assegnato un contratto biennale del valore di 65 milioni di euro a Dassault e Airbus per la definizione dell’architettura generale e dell’organizzazione industriale del velivolo.  Nel prossimo Salone di Le Bourget potrebbe essere assegnato un altro contratto a Dassault e Safran per il progetto e la costruzione dei dimostratori tecnologici (primo volo previsto nel 2025) e del motore.
  • Tempest: stealth fighter di sesta generazione annunciato al salone di Farnborough a luglio 2018 da realizzarsi per la Royal Air Force entro il 2035 in sostituzione degli Eurofighter tramite un consorzio formato dal Ministero della Difesa Britannico, BAE Systems, Rolls Royce e Leonardo MW (ramo britannico dell’azienda) ed MBDA ed aperto a collaborazioni con altre nazioni. Il governo di Londra prevede di spendere 2 miliardi di sterline nel progetto entro il 2025.

Tali iniziative sono state precedute nel 2012 da studi anglo-francesi per la realizzazione di un Future Combat Air System(FCAS), velivolo unmanned nel quale riversare le esperienze acquisite con la realizzazione dei dimostratori Neuron e Taranis.

L‘attuale scenario nei principali paesi europei è il seguente:

  1. Gran Bretagna ed Italia, a regime, schiereranno Eurofighter ed F-35 (come sostituto di Tornado, AMX ed Harrier)
  2. Francia: continua la produzione dei Rafale, con i quali verranno presumibilmente sostituiti anche i rimanenti Mirage 2000
  3. Germania: dovrà sostituire a breve i Tornado che attualmente affiancano gli Eurofighter. Candidati in lizza sono F/A-18 E/F o un nuovo lotto di Eurofighter (scartata al momento l’ipotesi F-35)
  4. Spagna: a medio termine dovrà sostituire gli F/A-18 A/B (che attualmente affiancano gli Eurofighter) e gli Harrier imbarcati
  5. Svezia: riceverà nei prossimi anni la nuova versione “E/F” del Gripen
  6. Danimarca, Norvegia ed Olanda hanno optato per l’F-35 in sostituzione degli F-16
  7. Belgio: deve ancora decidere come sostituire gli F-16.

L’Italia deve ancora decidere se e quando aderire ad uno dei nuovi progetti europei. Naturalmente non sarà tanto importante il requisito dei militari, bensì considerazioni di ordine politico ed industriale.

Alcuni commentatori propendono per un alleanza con i britannici in cui già è presente Leonardo: tuttavia la Brexit potrebbe complicare l’eventuale collaborazione che i britannici intenderebbero estendere (secondo indiscrezioni) ad Olanda e (sic!) India. Tuttavia un allontanamento di UK dall’Europa potrebbe agevolare accordi con oltre-oceano, in cui già da tempo si parla di nuovi programmi per USAF (F-X) ed US Navy (F/A-XX).

Con Francia e Germania gli attuali rapporti politici rendono più difficoltosa un’intesa.

D’altronde la situazione economica nazionale, il quadro politico e le incertezze sul futuro del programma F-35 non rendono agevole qualsiasi tipo di decisione e comunque si dovrà attende l’esito delle prossime elezioni europee per avere – sperabilmente – uno scenario meno indefinito.

Quello che  è certo che:

  1. un nuovo programma – qualsiasi esso sia – dovrà mettere in campo risorse ingenti (anche se non nell’immediato): si pensi che l’F-35 ha costi di sviluppo stimati in oltre 55 miliardi di dollari
  2. l’orizzonte temporale del solo sviluppo, tenendo conto delle esperienze di Eurofighter ed F-35, sarà di una ventina di anni
  3. la sommatoria degli ipotetici fabbisogni di tutte le nazioni prima menzionate assommano ad un migliaio di macchine.

Pertanto pensare di sviluppare due differenti sistemi ex-novo è una strada impercorribile e deleteria in un’ottica europeistica perche le risorse da investire saranno enormi ed il mercato di base limitato (si pensi che l’F-35 è partito con un requisito per le sole FF.AA. statunitensi di 2400-2500 macchine).

D’altronde è anche vero che – attualmente – le ambizioni politiche (predominio in Europa) ed industriali (Airbus vs BAE Systems) delle varie nazioni sembrano divergenti e, quindi, non favoriscono un’intesa. Intesa che invece esiste nel programma MALE RPAS (Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System) che, sotto l’egida dell’OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en matière d’Armement), vede collaborare Francia, Germania, Italia e Spagna. Comunque al momento si tratta ancora di una battaglia di posizionamento: l’Italia – eterna indecisa, ma che non potrà restare fuori dai giochi per lungo tempo anche per non svilire il suo apparato industriale ed il suo patrimonio tecnologico – potrebbe avere, anche per il posizionamento del suo gruppo nazionale Leonardo, il ruolo di favorire un colloquio tra le parti attualmente in competizione  onde cercare una sintesi ottimale.

E’ un ruolo difficile, ambizioso ma che vale la pena di tentare per non rimanere schiacciati dai colossi.