PMI. Aeronautica, rischio di finire in picchiata per i fornitori di Finmeccanica

La Cisl di Varese è la prima a lanciare l’allarme su un fenomeno di difficoltà delle piccole aziende diffuso in tutto il Paese e conseguente della gestione della nuova Finmeccanica dei rapporti con i fornitori.

One-finmeccanicaIl fenomeno è diffuso in tutto il Paese e potrebbe generare crisi per centinaia di piccole aziende del comparto aeronautico nazionale. «Presentandoci la One Company – spiega Paolo Carini della Fim Cisl – ci è stato detto chiaramente che oltre alla creazione delle divisioni industriali ci sarebbero state azioni correttive nella gestione dei fornitori, una razionalizzazione della filiera, naturalmente con duplice obiettivo: riduzione dei costi ed efficienza››. Questo piano d’azione, sostiene il sindacato, calato nelle regioni dove è presente Finmeccanica potrebbe avere conseguenze pesanti su tutte quelle aziende che hanno la loro attività strettamente connessa con le grandi imprese del gruppo presenti sul territorio. «Mi riferisco – prosegue il sindacalista – in modo particolare alle più piccole, a quelle aziende che non sono riuscite ad affermarsi a livello internazionale anche con altri marchi importanti›› A livello di numeri, la preoccupazione è notevole.

La crisi del settore del resto, difficilmente sarebbe capita considerando le misure del governo attivate dal Governo e finalizzate alle imprese per la ripresa dell’occupazione in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Tra l’altro, i primi segnali negativi ci sono già. Restando solo in ambito aeronautico, oltre la vicenda DEMA sono ormai decine, anche in Campania, le PMI che non ricevono o si sono visto ridurre ordini da Finmeccanica, oppure ridimensionare drasticamente il valore delle attività lavorative.

E’ stato detto nel corso delle trattative tra Finmeccanica e i sindacati che i distretti regionali e le istituzioni locali devono contribuire perché l’intero comparto nazionale recuperi competitività. Le risorse pubbliche, nazionali ed europee, finalizzate alle imprese o ai progetti di ricerca, non possono avere, come spesso è finora successo, produttività di lavoro pressoché vicino allo zero. «Evitiamo di intervenire quando è troppo tardi -sottolinea Carini – gli amministratori locali e il mondo politico si devono attivare in tal senso. Serve meno “ammuina” e più azione per salvaguardare il patrimonio industriale con i suoi posti di lavoro››.