Leonardo, CIG per i lavoratori degli stabilimenti napoletani e pugliesi

La Cassa integrazione nei quattro stabilimenti della divisione Aerostrutture partirà dal 17 gennaio e interesserà 2.200 lavoratori. Troppe incertezze nel futuro dei siti campani.

L’accordo con il sindacato firmato ieri contiene il peso economico del provvedimento sui dipendenti che percepiranno l’80 per cento della loro retribuzione e ai quali  saranno assicurati i ratei di ferie, 13esima mensilità, permessi e indennità legate al turno di notte.

«La cassa integrazione è una necessaria soluzione di flessibilità» per il calo lavoro conseguente al rallentamento del mercato civile e alla crisi di Boeing e Airbus.  afferma il direttore generale di Leonardo, Lucio Valerio Cioffi.

Le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal manager sono tese a rassicurare i lavoratori e le istituzioni che il provvedimento non serve solo a coprire le giornate di vuoto lavoro conseguente al rallentamento del mercato civile «ma tiene presente la necessità di rilanciare un business futuro».

Leonardo investirà più di 300 milioni nei siti del Sud – afferma Cioffi- e digitalizzerà le linee produttive e i processi aziendali. «Sarà garantita la competitività dei programmi attuali per acquisirne di altri con una base competitiva avanzata». Gli investimenti sono già cominciati nel 2019, confermati con la pandemia e  si completeranno nel 2025, anche se c’è la previsione di chiuderli nel 2023 proprio per accelerarne gli effetti.

Per il sindacato con l’accordo, afferma Francesca Re David della Fiom, «si stanno gettando le basi per agganciare la ripresa quando la stessa si realizzerà, con una divisione che dal punto di vista industriale innova i processi e aumenta le potenzialità per una diversificazione delle attività nel settore». «Si è definito un buon accordo per quattro stabilimenti;  4.500 lavoratori, grazie all’accordo quadro firmato, potranno contare su investimenti di oltre 300 milioni di euro e su un rinnovato slancio commerciale che getterà le basi per il rilancio industriale di tutti i siti, da quello di Grottaglie».

Nei giorni scorsi il presidente campano Vincenzo De Luca aveva incontrato i vertici di Leonardo e auspicato una rapida attuazione della CIG affermando che «l’innovazione tecnologica dovrà essere al centro della programmazione delle iniziative possibili con la Regione e con le università campane». «Pomigliano D’Arco dovrà rimanere la principale sede progettuale strutturale per tutte le azioni d’innovazione e ricerca di “Leonardo” in Italia».

Ben detto, tuttavia, dal comunicato della Regione Campania non si fa riferimento ai programmi industriali con i quali  l’azienda si propone di rilanciare gli stabilimenti napoletani.

Dalle dichiarazioni di Cioffi, siamo al già sentito: «la linea automatizzata Nemesi per l’ATR ». «Si è investito nella versione cargo e nel decollo ed atterraggio con piste corte. Lo si è fatto per nuovi mercati e nuove rotte».

Al presidente De Luca è stata per anni propinata una narrazione sul comparto dell’aerospazio campano del “tuttovabene, madama la marchesa”, faceva comodo a troppi ed era inevitabile prima o poi fare i conti con errori e ritardi del managment di Leonardo, e con le disattenzioni colpevoli di troppi personaggi pubblici campani che avrebbero dovuto preoccuparsi degli interessi delle imprese e dei lavoratori del settore regionale.

Il futuro (?) di Pomigliano D’Arco, a parte “fuffa”, ( a proposito ma la Cina è sempre vicina o sfumata?), ci pare di capire è ancora sul turboelica che ha la veneranda età di mezzo secolo e che  difficilmente potrà dare prospettive ai dipendenti e PMI campane.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che porta a casa le attività per il nuovo drone europeo e quello ed energia solare per Grottaglie, almeno pare più dubbioso e consapevole dell’incertezza per il futuro per le attività di aerostrutture, «mi aspetto che il piano d’investimenti abbia inizio prima dell’estate – sostiene il governatore – il ruolo della Regione Puglia sarà di vigilare sull’attuazione degli accordi».

In Campania chi vigilerà e su quale impegno se non nella speranza che ATR sopravviva altri cinquant’anni?